Nel prossimo decennio, la politica dovrà essere in grado di dare una risposta su tutte: come mettere in condizione l’economia di sostenere la transizione ecologica.
Questa è la più grande sfida a cui siamo chiamati tutti, nessuno escluso: imprese, lavoratori, società civile e naturalmente la politica.
Si tratta letteralmente di immaginare come fare sì che l’intera economia, l’intero sistema produttivo possano sostenere il più grande cambiamento dalla rivoluzione industriale ad oggi: trasformare ogni attività, ogni oggetto, ogni processo produttivo in portatori di interessi ambientali. Si tratta, in poche parole, di accettare che tutto ciò che diamo per scontato oggi, da un banale bicchiere di plastica a un’auto, dovrà essere sottoposto a un processo di revisione per fare sì che il suo impatto ambientale sia ridotto al minimo.
Cosa significa questo in concreto? Significa che le aziende dovranno cambiare processi produttivi, sostituire i materiali che utilizzano da anni, avvalersi di risorse umane formate per questa sfida, competere su mercati completamente rivoluzionati.
È evidente che di fronte a una tale complessità si abbia paura. I cambiamenti spaventano a ogni livello, figuriamoci un cambiamento epocale che deve necessariamente anche essere planetario.
E di fronte a questa sfida, come deve reagire la politica?
C’è chi, come unica soluzione, propone di frenare. Come se lo stravolgimento climatico stesse ad aspettare le esitazioni di chi non è in grado di trovare alternative, se non aggrapparsi ciecamente allo status quo.
Le immagini tragiche che ci giungono in questi giorni dalla Germania e dal Belgio sono lì a ricordarci che non c’è spazio per le esitazioni, non più. La cancelliera Angela Merkel ha parlato di catastrofe, e i suoi ministri dell’Ambiente e dell’Interno lo hanno affermato chiaramente: siamo di fronte a una catastrofe dovuta ai cambiamenti climatici.
E allora, la soluzione può essere frenare? A noi sembra di no. Anzi, crediamo fermamente che l’unica soluzione sia accelerare. Accelerare per mettere in condizione le imprese di convertire la propria produzione, accelerare per creare nuovi mercati di beni e servizi rispettosi dell’ambiente, accelerare per cogliere le opportunità che già si presentano.
Siamo chiamati a trovare nuovi modelli, modelli vincenti per l’economia e per l’ambiente. E in questo senso, ci auguriamo che il modello Superbonus, che il Movimento 5 Stelle ha creato, venga copiato il più possibile, perché contiene il principio base a cui ispirare la politica economica di domani: favorire la crescita economica e generare posti di lavoro, creando al contempo vantaggi per l’ambiente. Siamo consapevoli che le aziende, dalle più grandi alle più piccole, sono i primi soggetti chiamati ad affrontare questa enorme sfida, e sappiamo bene che frenare un processo naturale infinitamente più potente di tutti noi, è una mera illusione. Noi dobbiamo ascoltare, comprendere le difficoltà, e trovare insieme soluzioni: per le aziende, per i lavoratori, per la comunità scolastica che dovrà formare le figure professionali protagoniste di questo compito delicatissimo. E lo faremo da subito.