di Emiliano Fenu
Il Superbonus 110% ha raggiunto a gennaio quota 18 miliardi in tema di lavori ammessi a detrazione (dati Enea). E molte analisi economiche ci dicono che ha avuto effetti determinati su quel +6,5% del Pil con cui a dicembre l’Italia ha salutato il 2021. Questi sono i motivi per cui questo provvedimento è stato esteso fino a tutto il 2023 nell’ultima legge di Bilancio.
A poco più di un mese da questo prolungamento, però, con l’articolo 28 del decreto Sostegni-ter il governo ha deciso di limitare in modo netto la circolazione dei crediti fiscali di tutti i bonus edilizi, depotenziando in primis proprio il Superbonus 110%.
Questo articolo, e alcuni passaggi del precedente decreto antifrodi, devono essere radicalmente cambiati. Ma dobbiamo farlo subito, per dare segnali rassicuranti a famiglie e imprese penalizzate da troppe ambiguità. Serve un nuovo decreto-legge che corregga queste storture, perché non possiamo aspettare i tempi di conversione del Dl Sostegni ter, al quale comunque presenteremo diversi emendamenti. Bene quindi ha fatto il nostro ministro Stefano Patuanelli ad annunciare che avanzerà in Consiglio dei ministri la proposta di adottare un nuovo decreto-legge, correttivo, che possa restituire il Superbonus e gli altri bonus edilizi all’utilizzo che meritano.
Il motivo di questi “freno a mano” tirati bruscamente all’incentivo è legato alle frodi. Che ci sono, e come MoVimento 5 Stelle siamo stati i primi a metterci al lavoro per contrastarle. Riteniamo però che in quest’opera di contrasto non si debbano penalizzare oltremodo le imprese che lavorano correttamente. E di conseguenza i cittadini.
Sulle frodi relative ai bonus edilizi continuano a susseguirsi resoconti giornalistici catastrofici, anche se in realtà si dimentica di dire che sulle origini e sulle entità di queste frodi lo scenario è molto fumoso. E’ opportuno che il ministero dell’Economia ci dia spiegazioni più chiare, anche per capire con quali criteri si è arrivati alla formulazione dell’articolo 28 del Sostegni-ter che circoscrive il campo di circolazione dei crediti.
Quali bonus sono più soggetti a truffe? E per quale ammontare di denaro? Quali sono le modalità con cui esse vengono perpetrate? Si riferiscono tutte a lavori non effettuati? E soprattutto, in quale fase dell’accertamento vengono rilevate?
E ancora: sono state considerate in sede di messa a punto del decreto le minori entrate relative a Iva, Irpef, Ires e Irap? Ed è stata presa in considerazione l’ipotesi di allegare al credito la documentazione relativa all’intervento che lo origina?
A queste e tante altre domande vogliamo che il Mef risponda, per questo abbiamo depositato un’interrogazione a mia prima firma, sottoscritta da tutto il gruppo dei senatori del MoVimento 5 Stelle.
Per combattere il fenomeno delle frodi siamo convinti che si debba agire sulle loro cause, e non disincentivare il ricorso al Superbonus 110%. Oltretutto, nei giorni scorsi il procuratore aggiunto di Roma Stefano Pesce ha specificato come le limitazioni alla circolazione dei crediti non siano affatto risolutive nell’arginare le frodi.
È fondamentale andare alla radice del problema, potenziando la filiera dei controlli e rendendola più automatizzata, magari con meccanismi di tracciamento digitale, tanto che io stesso avevo lavorato alla proposta di una piattaforma di certificazione degli stessi.
Inoltre, crediamo che sia importante un intervento immediato su Cdp e Poste, istituzioni finanziarie che hanno deciso di sospendere il servizio di cessione dei crediti d’imposta.
Con il Superbonus 110% stiamo cambiando il volto delle nostre città, creando valore aggiunto, occupazione e una nuova cultura sul rispetto dell’ambiente. Intervenendo su quello che per gli italiani è il bene più prezioso, cioè la casa. Non possiamo accettare che un provvedimento così “salutare” per tanti aspetti della nostra economia venga smontato così.