di Felicia Gaudiano, senatrice commissione Giustizia
Da ormai dieci anni l’Italia ha un problema con la dislocazione territoriale dei tribunali, la cosiddetta geografia giudiziaria, e quindi con la risposta alla domanda di Giustizia che arriva dai cittadini. Infatti, i provvedimenti adottati dal governo Monti nel 2012 hanno soppresso le sedi distaccate e ridotto i tribunali minori, accentrando così le funzioni in un numero ridotto di sedi giudiziarie. L’obiettivo era quello di razionalizzare la spesa pubblica e incrementare l’efficienza degli uffici. Non è andata così, la realtà dice ben altro: la riduzione quantitativa dei tribunali ha comportato una indubbia lesione del principio di prossimità della Giustizia.
Questo principio, sancito anche dall’Unione Europea, richiede che l’amministrazione pubblica sia il più vicino possibile al cittadino. I criteri adottati dalla riforma Monti non hanno tenuto adeguatamente conto di fattori come la difficoltà a raggiungere gli uffici giudiziari per l’utenza di riferimento o le conseguenze in termini sociali della chiusura di un tribunale quale presidio di legalità. In questo modo si è finito per scaricare sui cittadini e sugli operatori del diritto il costo imposto dal risparmio di spesa pubblica. Si pensi ad esempio a tutti quei territori in cui non sono garantiti collegamenti comodi e efficienti tra tutto il bacino di utenza e la sede giudiziaria.
E’ un problema da risolvere agendo con lungimiranza e entro questa legislatura. Per questo il Movimento 5 Stelle al Senato ha presentato un disegno di legge, a mia prima firma, grazie al quale sarà possibile cambiare i criteri di cui tenere conto per la scelta dei tribunali da riattivare. In base alla nostra proposta, per riaprire un tribunale si potranno prendere in considerazione alcune specificità territoriali, come la qualità dei collegamenti o la densità abitativa, oppure la presenza di istituti penitenziari di alta sicurezza, il numero di detenuti o, ancora, il tasso di impatto della criminalità sul territorio in questione.
Tra gli operatori del comparto Giustizia, a partire dagli avvocati, le critiche alla riforma del 2012 sono sempre più frequenti e convinte. Ma la rabbia cresce anche tra i cittadini: diverse aree interne stanno pagando a caro prezzo, in termini di riduzione della qualità del servizio, la lontananza dai grandi centri urbani. Allo stesso modo, vi sono molti luoghi, soprattutto al Sud, dove la popolazione affronta quotidianamente il senso di abbandono da parte delle istituzioni di fronte a consorterie criminali che accrescono la loro forza. Anche la presenza di un tribunale, per quanto non sufficiente, è una risposta incisiva e concreta alla rabbia di chi si sente abbandonato dallo Stato.
In questa legislatura, per una scelta politica chiara compiuta dal Movimento 5 Stelle e dai due governi Conte, è stata accantonata la logica dell’austerità per ritornare a fare investimenti nei servizi pubblici, a partire da Scuola, Sanità e Giustizia. Abbiamo rimesso in circolo tante risorse per ammodernare le strutture e rinforzare gli organici, siamo tornati a puntare sulle persone e su qualità e universalità dei servizi pubblici. Adesso è il momento di agire con la stessa logica per la geografia giudiziaria, riaprendo i tribunali laddove le esigenze dei cittadini lo impongono. Il disegno di legge del Movimento 5 Stelle è un testo apprezzato anche dalle altre forze politiche e per questo siamo convinti che possa essere approvato e possa presto dispiegare i suoi effetti.