Stellantis e Gigafactory: un banco di prova per l’Italia

Di Roberto Gravina, consigliere regionale e coordinatore nazionale del Comitato Enti Locali del Movimento

Il messaggio da lanciare in vista del tavolo del 17 dicembre al MIMIT con Stellantis è chiaro: basta rinvii, servono impegni concreti e vincolanti sia da parte del Governo che di Stellantis. Siamo sicuramente contenti della buona notizia relativa alla revoca dei licenziamenti per Trasnova, ma attendiamo che le parole del responsabile per l’Europa di Stellantis, Jean-Philippe Imparato, che ha dichiarato l’intenzione del gruppo che rappresenta di fare dell’Italia il secondo paese europeo a livello di stabilimenti entro il 2029, ribadendo di voler restare in Italia e a Torino, possano magari portare dei primi passaggi più chiari e concreti proprio il prossimo 17 dicembre nell’incontro al MIMIT.

Mentre i progetti di Stellantis in Spagna avanzano con decisione, dopo la conferma da parte dell’investimento in Spagna, con i cinesi di Catl, per realizzare una gigafactory a Saragozza che produrrà batterie al litio ferro fosfato a partire dal 2026, in Italia si è, per l’ennesima volta, nella fase degli intenti e delle rassicurazioni che devono ancora trovare riscontro.

Non possiamo ignorare il fatto che in Spagna i progetti di Stellantis sono già in movimento, grazie anche a condizioni più favorevoli, come un costo dell’energia inferiore di circa il 50%, mentre in Italia restiamo impantanati in rinvii e promesse ad oggi più volte non mantenute. È positivo sapere che la gigafactory a Termoli non sia esclusa dai piani di Stellantis, ma non possiamo accontentarci di un generico riferimento al primo semestre del 2025 per confermare e chiarire i progetti. Per i lavoratori e l’indotto di Termoli, il tempo delle attese è finito. Servono piani industriali definiti, con tempi e modalità chiari, per garantire un futuro solido al nostro territorio.

Infatti, desta comunque un’immutata preoccupazione lo sfasamento esistente tra il cronoprogramma che condurrà progressivamente alla chiusura delle linee produttive ad oggi esistenti a Termoli e il cronoprogramma di Acc, avvolto ancora nella nebbia e che di fatto, proprio con le ultime dichiarazioni di Stellantis, avrà come minimo un’ulteriore deroga e l’ennesimo slittamento del progetto della gigafactory, progetto che doveva riassorbire proprio quegli operai in uscita dalle linee produttive in esaurimento che, invece, stando così le cose, rischiano una nuova cassa integrazione.

La poca lungimiranza del Ministro Urso e dell’esecutivo Meloni ha già privato il progetto della gigafactory di Termoli dei fondi PNRR. Come se non bastasse, la nuova Legge di Bilancio ha tagliato il Fondo Automotive di ben oltre 4 miliardi, risorse fondamentali per sostenere programmi di riconversione industriale e transizione verde. Ora, più che mai, è indispensabile reinserire questi fondi e garantire il loro utilizzo immediato per progetti strategici come quello di Termoli. Gli “spiccioli” promessi con gli emendamenti che arriveranno in questa manovra, non lasciano affatto sereni sulla capacità di attrarre investimenti in particolar modo per le gigafactory, come è accaduto prima per la Germania e ora, per l’appunto, con la Spagna.

In virtù delle nuove posizioni espresse da Stellantis, appare indispensabile che il confronto venga trasferito alla Presidenza del Consiglio. Questo garantirebbe un maggiore peso politico alle trattative e la possibilità di ottenere impegni concreti e verificabili. Non possiamo continuare a dipendere dall’inefficacia dimostrata dal Ministro Urso nella gestione di una crisi che riguarda non solo Termoli, ma l’intero settore automotive italiano. Servono politiche industriali coraggiose e mirate, che mettano l’Italia in condizione di competere con i Paesi che stanno già investendo nella transizione green invece di affannarsi, come sta facendo il ministro Urso, a chiedere all’Europa un rinvio delle scadenze sulle regole del Green Deal già stabilite e rispetto alle quali rischiamo, in questo modo, di non essere in grado di dare risposte produttive adeguate mentre i nostri competitor, come la Cina, non si fermeranno di certo nel loro sviluppo e, ad oggi, sono già avanti di oltre vent’anni in questo stesso settore.

Il Governo deve garantire che le intenzioni si trasformino in piani di produzione reali e rispettati nei tempi, perché i lavoratori di Stellantis e dell’indotto non possono più aspettare.