Siamo il primo Paese in Europa per morti attribuibili all’inquinamento atmosferico, con circa 80mila decessi prematuri l’anno.
La stima arriva dalla Società Italiana di Medicina Ambientale, ma ormai le analisi sul tema sono praticamente quotidiane. È un’emergenza che non possiamo più ignorare e che dovrebbe essere considerata alla stregua di un disastro ecologico.
Eppure continuiamo ad assistere a una pianificazione praticamente nulla. Zero azioni concrete per provare a contrastare il fenomeno in modo strutturale ed evitare di mettere i soliti “cerotti” all’occorrenza.
Per il Governo di Giorgia Meloni l’inquinamento atmosferico è solo uno dei tanti allarmismi dell’ideologismo ambientale. Quando invece, oltre alle morti attribuibili all’inquinamento atmosferico, le stime parlano anche di 2,1 miliardi di euro di costi sanitari sostenuti dall’Italia ogni anno. Non solo il danno sanitario, dunque, ma anche una beffa economica a pesare sulla salute e le tasche dei cittadini.
Sono decenni che è così, siamo anche sotto procedura di infrazione da parte dell’Unione europea per lo sforamento dei limiti degli inquinanti dell’aria. Ma di fronte a questi dati drammatici non possiamo aspettare che arrivino pioggia e neve per ripulire l’aria dallo smog.
Il Dl Qualità dell’aria approvato nei mesi scorsi dal Governo Meloni poteva essere l’occasione per segnare un cambio di passo e invece è stato un provvedimento addirittura peggiorativo.
Continuando con la cura degli idrocarburi, con quella del cemento, con la devastazione totale delle aree verdi e con la mancata tutela delle zone umide, la situazione è soltanto destinata a peggiorare.
Quando eravamo al Governo, come M5S abbiamo avviato tutti gli accordi di programma per individuare le misure necessarie per la riduzione delle concentrazioni di inquinanti e messo in campo tutti gli strumenti possibili, in accordo con le Regioni, per affrontare il tema e ristabilire livelli di qualità dell’aria entro i limiti posti dalle direttive europee.
L’attuale Governo, invece, sta andando nella direzione opposta. Non solo: anziché considerarla un’opportunità, non perde occasione per ribadire quanto la transizione ecologica sia solo un costo, senza parlare mai di ritorno economico degli investimenti.
Ma tra pensare di scaricare i costi solo sui cittadini, “obbligandoli” per esempio a dover acquistare un’auto elettrica, oppure sullo Stato c’è una terza via: chi inquina, paghi.
Se si premiassero cioè le attività virtuose e si tassassero invece quelle inquinanti, i problemi si risolverebbero da soli e avremmo una risposta concreta alla domanda “chi paga per la transizione energetica?”.
Allo stesso modo, se si intervenisse per diminuire i Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD), ovvero incentivi diretti o indiretti destinati alla produzione di fonti fossili (come il carbone o il gas), si recupererebbero risorse utili da destinare alla transizione ecologica e alle energie pulite. Con il Governo Meloni, invece di diminuire, i SAD continuano ad aumentare nonostante l’emergenza climatica in atto e la necessità di puntare su scelte sostenibili rispettose dell’ambiente e della salute delle persone.
L’inquinamento atmosferico non è l’ennesimo allarmismo, ma una diretta conseguenza del negazionismo e dell’inazione climatica di questo Governo.
Ci chiediamo quali altri elementi occorrano prima che Giorgia Meloni & Co. prendano effettiva coscienza di questo grave problema e pongano in essere soluzioni.