Ogni anno in Italia si consumano 26 miliardi di m3 di acqua e se ne spreca tanta da poter soddisfare il fabbisogno di 43 milioni di persone. Praticamente quasi un’altra Italia. Tutto questo mentre sempre più ci ritroviamo a fare i conti con una siccità che è diventata strutturale è che è uno degli effetti della crisi climatica in atto. L’Italia ha già pagato e rischia di pagare ancora più cara l’alternanza tra periodi siccitosi e quelle che possiamo definire delle vere e proprie “bombe d’acqua” per le quali non abbiamo sufficienti capacità di immagazzinamento. Un tracollo totale degli equilibri idrogeologici.
Nell’anno più caldo di sempre, l’emergenza idrica colpisce duramente il Mezzogiorno italiano, con serbatoi vuoti e razionamenti d’acqua. In Sicilia, la siccità ha già causato perdite economiche di oltre 4 miliardi di euro e la perdita di 33.000 posti di lavoro. La situazione critica ha portato alla vendemmia anticipata e al dimezzamento dei raccolti. Anche gli allevatori sono in difficoltà, costretti a portare gli animali al macello per la mancanza d’acqua.
A pagarne le spese di tutta questa situazione sono i cittadini, il comparto agricolo colpito da ingenti perdite, e anche altri settori chiave, come il turismo.
Aumentano i prezzi dei beni alimentari
Nel 2023 l’emergenza siccità e il moltiplicarsi di eventi estremi lungo la Penisola, ha provocato oltre 6 miliardi di danni all’agricoltura nazionale tra coltivazioni e infrastrutture. Una produzione agricola ridotta ha inciso sulla disponibilità di cibo sul mercato, con un conseguente aumento dei prezzi. La spesa media può arrivare a costare fino all’11,2% in più, anche per i beni considerati di prima necessità, traducendosi in 246 euro in più in media all’anno per cibi e bevande per le famiglie che hanno almeno due figli. Non intervenire significa (anche) mettere mano sulle tasche degli italiani.
L’azione di governo è lenta, disorganizzata, priva di visione
Da quando questa maggioranza è al Governo ha parlato solo di “faremo”, “valuteremo”, senza mai trovare soluzioni strutturali. In compenso sta facendo le corse per transennare lo Stretto per iniziare a fare (forse) un Ponte tra 2 anni che se tutto va bene sarà pronto tra 15. Il PNRR ha dedicato alle risorse idriche 4,3 miliardi e a oggi ne sono stati realmente spesi circa il 25%, praticamente bruscolini. Per gestire l’emergenza idrica è stato persino nominato, a maggio 2023, un commissario straordinario, Nicola Dell’Acqua, che ad oggi fatichiamo a capire cosa abbia fatto. Lo scorso 17 luglio, in audizione in Commissione Ambiente, ha detto che “serve una pianificazione seria per capire quanta manutenzione vada fatta e quindi per riuscire a gestire i soldi”. È passato più di un anno da quando si è insediato, è inammissibile che ancora si debba capire cosa fare. Dell’Acqua ha anche aggiunto che per gestire l’emergenza serve un’unica regia…ma come? Con la scellerata riforma dell’autonomia differenziata la regia sarà sempre più spezzettata, ci ritroveremo nel caos con conseguenze devastanti: come è pensabile frazionare la gestione di fiumi, laghi o opere infrastrutturali che interessano più regioni.
Il M5S al governo ha proposto soluzioni
Quando eravamo al Governo, abbiamo sbloccato il Fondo di Garanzia per le opere idriche, finanziato il Piano nazionale invasi, previsto il bonus idrico e stanziato risorse per le infrastrutture primarie, per la resilienza dell’agro-sistema irriguo, per le fognature e per la depurazione. Nel Conte II abbiamo stanziato 2,2 miliardi di euro per la siccità e una migliore gestione delle risorse idriche; di questi, circa 1,24 mld di euro per il finanziamento di 169 progetti irrigui per il rilancio dello sviluppo infrastrutturale del Paese, 440 milioni per ulteriori progetti irrigui a decorrere dal 2021, oltre 42 milioni per il fondo per le emergenze nazionali da ripartire nelle aree coinvolte, 880 milioni per gli investimenti nella resilienza dell’agrosistema irriguo e per una gestione più sostenibile, efficiente e razionale delle risorse idriche, di cui 520 milioni per progetti nuovi e 360 per progetti già avviati con risorse nazionali (PNRR).
In questa legislatura, siamo stati i primi, ormai più di un anno fa, a depositare una mozione sul tema (APPROFONDISCI QUI), indicando proposte e strumenti da mettere in campo da subito per intervenire subito sulle infrastrutture e favorire una gestione circolare della risorsa idrica.
Abbiamo anche provato a suggerire soluzioni immediatamente praticabili. In Italia ci sono migliaia di bacini idrici artificiali, grazie ai quali possiamo immagazzinare l’acqua dolce e creare energia elettrica. I detriti, la terra, la ghiaia e le ramaglie di cui si sono riempiti nel corso dei decenni hanno ridotto la loro capacità di immagazzinamento di un valore stimato in 7 miliardi di tonnellate: uno spreco che non ci possiamo permettere. Per questo abbiamo lanciato un appello a tutte le forze politiche, con l’obiettivo di semplificare le procedure di pulizia e ripristino di tali bacini, in modo da conservare quanta più acqua dolce possibile. Di più, si può utilizzare una piccola porzione di tali bacini per installarvi sopra il fotovoltaico galleggiante con un duplice vantaggio: l’ombreggiamento dei pannelli fotovoltaici riduce l’acqua dolce persa per evaporazione, e al contempo l’impianto fotovoltaico viene raffrescato dall’acqua, consentendone un sensibile aumento di produzione energetica. Uno strumento concretissimo ed efficace per ridurre la siccità e al contempo le bollette. Come dire di no?
Lo scorso anno abbiamo iniziato a parlare di emergenza siccità a febbraio. Quest’anno non è andata meglio. Avevamo chiesto al Governo di non essere miope e disorganizzato nella gestione di una risorsa così fondamentale per l’ambiente e la salute umana, e di promuovere politiche intersettoriali sulla gestione della quantità e della qualità dell’acqua, per accrescere la resilienza dei sistemi di approvvigionamento idrico, di trattamento, di stoccaggio e di trasporto. Chiedevamo al Governo di assicurare equilibrio al bilancio idrico, per non ritrovarsi a gestire le crisi idriche solo dopo stati emergenziali. Quello stesso Governo che preferisce tagliare nastri, promuovere riforme senza né capo né coda, barattare il futuro con la propaganda, quando i problemi veri della vita reale sono ben altri. A oggi i fatti stanno a zero.