Sulla riforma della giustizia, in queste ore stiamo sentendo e leggendo ricostruzioni d’ogni tipo. Ma, per fortuna, ci sono i fatti. E i fatti dimostrano che è stato fatto un lavoro che ha consentito di salvare la riforma della prescrizione che gli altri partiti avrebbero voluto cancellare del tutto, con un colpo di penna.
I fatti, appunto. La riforma della prescrizione è stata sotto attacco di tutte le forze politiche a partire dal minuto seguente alla sua approvazione. Un martellamento incessante, continuo, giornaliero, che a detta di molti ha portato alla caduta dei due governi presieduti da Giuseppe Conte. Ciò che è avvenuto dopo è noto a tutti: l’appello del presidente della Repubblica, la nomina di Mario Draghi a capo dell’esecutivo e una maggioranza ampia e composita. Per tutti i partiti il bersaglio non è mai cambiato, è stato sempre la prescrizione e da mesi si sfregavano le mani al pensiero di abbattere quella che ancora oggi è per il MoVimento 5 Stelle una battaglia di civiltà.
L’obiettivo, per noi, è stato sempre lo stesso. Lo Stato deve dare a tutti una risposta di giustizia, i cittadini hanno diritto a un processo in tempi celeri di modo che lo stesso processo non diventi una pena. Lo diciamo da sempre anche se i giornali lo dimenticano puntualmente. Lo sostenevamo ai tempi dell’approvazione della “Spazzacorrotti” e ci siamo adoperati per questo. Nei due governi Conte abbiamo deciso, programmato e ottenuto le risorse per 21.500 assunzioni, nei prossimi mesi i neo assunti si insedieranno nelle loro sedi di lavoro nel comparto giustizia che è una macchina particolare in cui gli ingranaggi sono le persone e senza quelle la macchina non va. Abbiamo approntato le riforme per la giustizia penale, civile, del Csm e dell’ordinamento giudiziario. Riforme per snellire i procedimenti, per ottimizzare i tempi e azzerare quelli morti. In queste, nero su bianco, si riporta che i processi penali dovevano avere una durata massima: un anno in primo grado, due anni in appello, uno in Cassazione.
Cosa è successo in queste ore? Di fronte a una proposta iniziale che, di fatto, smantellava tutto quanto fatto in questi anni, abbiamo combattuto. Con le armi che abbiamo, dentro una maggioranza che sul tema la pensa diversamente da noi. Ma siamo riusciti a ottenere una serie di risultati.
Eccoli, i fatti:
la nostra riforma della prescrizione vige fino al primo grado di giudizio: l’alternativa era cancellarla.
I tempi della prescrizione per i reati dei potenti, quelli contro la collettività (vedi la corruzione) sono stati allungati: non a caso rappresentanti di alcune forze politiche ieri hanno avuto forti mal di pancia.
I pm potranno proporre appello anche di fronte a un’assoluzione in primo grado: nel progetto originario non potevano farlo.
Il Parlamento non deciderà dei criteri di priorità di indagine: abbiamo evitato che la politica decida chi e quando indagare.
A ogni “trucchetto” che può essere messo in atto per allungare i tempi di un processo si interrompono i termini.
Questo è ciò che abbiamo fatto. Se non ci fossimo stati noi, l’esito sarebbe stato molto diverso. Ma attenzione: questo testo dovrà andare in Parlamento. E ci proveranno, state sicuri, tutti, a smantellare le conquiste che abbiamo ottenuto. Dobbiamo farci trovare pronti, ancora una volta a difendere col coltello fra i denti quanto conquistato. E non sarà facile, siatene certi.