Sul reddito di cittadinanza è in atto una campagna denigratoria sguaiata da parte della vecchia politica. Fatta di argomentazioni spesso banali, invettive strumentali, quando non balle vere e proprie.
Ad esempio, basta che venga beccato un furbetto che prenda il reddito senza averne diritto, che si fa passare il messaggio vergognoso che questo contributo finisce solo a furfanti e disonesti. In barba alla dignità di chi invece ne ha accesso perché si trova in difficoltà.
I cosiddetti furbetti sono la minima parte: se vengono scoperti è perché c’è un preciso sistema di controlli.
E come M5s continuiamo a lavorare per renderli più efficaci. Da tempo è in ballo una convenzione tra ministero della Giustizia e Inps, che aprirebbe tutto uno nuovo scenario di interlocuzione ex ante con i casellari giudiziari.
Ciò consentirebbe controlli preventivi su tutte le richieste già in fase istruttoria, scongiurando sorprese successive ed evitando così di prestare il fianco alle strumentali critiche.
Per questo, come M5s abbiamo presentato un’interrogazione: è ora che il governo chiarisca. Finora è stata sollevata una questione di privacy, che in realtà però è ampiamente superabile, perché si chiede solo se esista o meno un reato ostativo al riconoscimento del reddito di cittadinanza.
Ciò comporterebbe anche un risparmio di spesa sugli accertamenti ex post da parte delle forze di polizia, sollevando, altresì, dalle difficoltà nei recuperi degli indebiti. Il reddito di cittadinanza è la misura di impatto sociale più imponente approvata in questa legislatura. Che va migliorata, certo. Ma il livore con il quale alcuni partiti la stanno attaccando è semplicemente insopportabile. E ci spinge a difenderla con sempre maggiore forza.
Le senatrici e i senatori del MoVImento 5 Stelle della Commissione Lavoro al Senato