23-24 NOVEMBRE

Palazzo dei Congressi, Roma

Un percorso di partecipazione collettiva per decidere il futuro del Movimento

La nostra strada

145

Quaderni degli attori

+22.000

Contributi raccolti

FASE 1

L'ascolto della comunità

La prima fase ha coinvolto tutte/i le/gli iscritte/i, le sostenitrici e i sostenitori, le elettrici e gli elettori del M5S che condividono la nostra Carta dei Principi e dei Valori. Sono stati loro ad indicare indicare i bisogni, gli obiettivi strategici e i cambiamenti organizzativi che dal proprio punto di vista il M5S dovrebbe affrontare. In questa fase è stato richiesto a tutti di concentrarsi soprattutto su bisogni e obiettivi strategici oltreché su specifiche proposte operative.

I 12 temi che avete votato
come prioritari per la discussione

FASE 2

Confronto deliberativo

Siamo entrati nella fase del “confronto deliberativo” (dal termine inglese «deliberative», che implica un confronto basato sulla discussione, diversamente dal termine italiano, dove «deliberare» significa decidere), affidato ad un campione di 300 partecipanti estratti a sorte tra le/gli iscritte/i.

Analogamente sono stati estratti a sorte 30 tra i non iscritti che hanno contribuito alla prima fase del processo costituente e 30 giovanissimi tra i 14 e i 17 anni che hanno dato la loro disponibilità a partecipare.

Le caratteristiche del confronto deliberativo

Discussione informata e trasparente

I partecipanti hanno ricevuto in anticipo una “Guida alla discussione” con le informazioni e le domande da discutere per ogni sessione tematica

Confronto strutturato

I 300 partecipanti sono stati divisi in piccoli gruppi di circa 10 persone, ciascuno coadiuvato da un/una moderatore/trice di tavolo indipendente dal M5S

Apprendimento reciproco

Il/la moderatore/trice di tavolo ha promosso una discussione basata su argomentazioni (di interesse generale), in modo da favorire l’ascolto e l’apprendimento reciproco, anziché lo schieramento tra posizioni

Soluzioni condivise

L’obiettivo non era di scegliere tra le proposte in campo ma di comprendere se esistono soluzioni, anche innovative, che rispondano meglio ai bisogni manifestati dalla base. L’approccio è stato improntato alla mediazione, ossia alla ricerca di proposte capaci di soddisfare tutti gli interessi coinvolti

Trasparenza

Al termine del confronto i/le moderatori/trici hanno redatto dei report per ogni tavolo e per ognuno dei 12 temi, che saranno  sintetizzati – a loro volta – in un report, che sarà reso pubblico.

3 appuntamenti deliberativi

Iscritti
0
Gruppi di lavoro
0
Non iscritti
0
Ore di lavoro totali
0
Giovani tra i 14 e i 17 anni
0

12 - 13 Ottobre

1° incontro

1. Riforma del Sistema sanitario nazionale e tutela della persona
2. Crescita economica inclusiva e lavoro dignitoso
3. Contrasto all’evasione fiscale ed etica nell’impresa
4. Politica di pace ed Europa
5. La centralità della questione della giustizia nell’azione politica del movimento

Guida alla discussione

19 - 20 Ottobre

2° incontro

6. Transizione ecologica e patrimonio naturale per un’ecologia integrale
7. Revisione dello Statuto per discutere dei ruoli del Presidente e del Garante, il nome e il simbolo del Movimento e la riorganizzazione dei Gruppi territoriali
8. Informazione libera e sovvenzioni alla cultura 9. Riforma della scuola primaria e secondaria
10. Riforme per un maggior equilibrio territoriale del Paese

Guida alla discussione

26 Ottobre

3° incontro

11. Revisione del codice etico per candidature e alleanze
12. Università e ricerca scientifica

Guida alla discussione

Hanno collaborato alla stesura della guida e sono intervenuti nel corso del confronto deliberativo in qualità di esperti: Nino Cartabellotta, Francesco Saraceno, Gian Carlo Caselli, Ugo Biggeri, Giuliano Resce, Leonardo Becchetti, Michele Ainis, Peter Gomez, Pier Cesare Rivoltella, Roberta Calvano e Tomaso Montanari.

Entra nella nostra comunità

FASE 3 - Assemblea degli iscritti

Nova: l'evento finale

È stata una strada lunga, un percorso che ci conduce all’assemblea degli iscritti che si svolgerà attraverso lo strumento della consultazione in rete e deciderà sul futuro del MoVimento 5 Stelle, un grande momento collettivo di democrazia e partecipazione.

Nel corso dell’assemblea ci incontreremo anche fisicamente a Roma, in un evento straordinario che vedrà tanti ospiti, nazionali e internazionali, discutere dei temi oggetto del processo costituente.

Il momento in cui liberare tutte le energie di una forza politica sempre in movimento, una  comunità più viva che mai pronta ad affrontare nuove sfide ma con un unico riferimento: i cittadini e i loro bisogni.

NOVA è tutto questo!

Come arrivare

La struttura dista circa 10 minuti a piedi dalla stazione Eur Fermi sulla linea B della metropolitana. 

Dalla stazione Termini o Tiburtina prendere la linea B in direzione Laurentina e scendere a “Eur Fermi”.

OGNI VOCE CONTA!

Per il futuro del Movimento
e del Paese.

Obiettivo prioritario deve essere quello di favorire il potenziamento della sanità pubblica e territoriale al fine di renderla efficiente, di qualità, equa e accessibile su tutto il territorio. Le misure da adottare dovranno prevedere una revisione della normativa del Sistema sanitario in modo da riformare la sua gestione sia a livello nazionale che su base regionale, al fine di garantire una maggiore uniformità nella qualità dell’offerta e nell’accesso alle cure, evitando le disparità tra le diverse regioni, e garantendo maggiori investimenti nella sanità pubblica a scapito di quella privata. Altri obiettivi sono di potenziare i servizi assistenziali e di prossimità, come gli infermieri e gli ospedali di comunità (più di 400 previsti dal Pnrr); contrastare la sedentarietà favorendo la creazione di nuovi impianti sportivi e l’accesso allo sport, favorire la digitalizzazione dei servizi; tutelare i diritti della persona in materia di salute e fine vita; sostenere i caregiver e l’invecchiamento attivo per persone fragili: garantire il sostegno psicologico, riconoscere nuove malattie e forme di disabilità e le problematiche connesse, vissute dalle famiglie; rivedere le politiche del farmaco e di accesso alle cure e approvare nuovi trattamenti. In merito al personale sanitario occorre incentivarne la formazione, oltre che per le discipline sanitarie anche per l’educazione alla salute e alla prevenzione, migliorarne le condizioni lavorative, garantire una retribuzione appropriata, una pianificazione efficace delle risorse umane e turni di lavoro sostenibili, nonché una maggiore meritocrazia negli avanzamenti di carriera. È inoltre necessario riconoscere nuove professioni sanitarie e investire più nella ricerca. Va contrastato comunque l’impiego del personale pubblico da parte di Enti privati ancorché convenzionati col sistema sanitario nazionale.

In Italia 1 persona su 10 è in povertà assoluta, e 1,3 milioni di questi cittadini sono minori, e altri 11,1 milioni sono a rischio povertà: questi numeri sono la fotografia di un paese non dignitoso, soprattutto se unito al fatto che la concentrazione della ricchezza è in mano a sempre meno persone (il 5% delle famiglie più ricche possiede il 46% della ricchezza totale). Per questa ragione le priorità del Movimento si devono concentrare sulle proposte per sviluppare l’economia italiana e al tempo stesso renderla più inclusiva, sostenibile e giusta, a partire da una “revisione delle regole del capitalismo attuale”, che alimenta povertà e diseguaglianze, a favore di regole che rendano il capitalismo più equo e che riducano il precariato e la disuguaglianza salariale. Occorre superare le politiche di austerità e favorire il benessere equo e sostenibile di cittadini e imprese. Anzitutto lo Stato deve riprendere un ruolo centrale nella finanza, nel settore bancario e nella programmazione economica e in settori strategici come cantieristica, aerospazio, energia, e digitale, dove vanno promossi partenariati pubblico-privati, anche riprendendo la proposta di legge Rodotà per una gestione strategica e non speculativa del patrimonio pubblico. Occorre facilitare la gestione in house dei beni pubblici e promuovere l’azionariato diffuso per la gestione dei beni comuni, ora mancanti di una legge che li disciplini. Le proposte per un piano industriale per il Paese si incentrano sull’innovazione, ed in particolare sulla digitalizzazione e autonomia energetica, con i voucher digitali per le Pmi e incentivi per l’autonomia energetica, con focus sulla produzione di energia rinnovabile e nuovi impianti di accumulo; sulla transizione ecologica dell’industria manifatturiera, con investimenti in tecnologie verdi come l’idrogeno e ripristino dei programmi Transizione 4.0 e Formazione 4.0 per aumentare la competitività industriale; con la formazione digitale di imprenditori e lavoratori, attraverso il potenziamento dei programmi di formazione digitale e delle competenze Stem con collaborazioni tra università e imprese; con la promozione dell’Impresa Sociale di Comunità, ovvero il sostegno alle imprese sociali di comunità che combattono lo spopolamento e il degrado economico. Per recuperare il divario economico occorre creare una Banca nazionale pubblica, popolare etica e non speculativa che, nel caso specifico del Mezzogiorno permetta di realizzare degli investimenti mirati, con l’emissione di conti correnti pubblici e fiscali, strumenti finanziari innovativi per ridurre la dipendenza dall’indebitamento estero. Per aumentare la produttività serve un “Patto tripartito per la produttività” con incentivi fiscali per le imprese con più di 15 dipendenti che raggiungono obiettivi di produttività e la riduzione del cuneo fiscale per microimprese e piccole imprese. Competitività e responsabilità sociale devono andare di pari passo affinché le aziende italiane possano contribuire alla realizzazione di un sistema economico secondo i più alti standard europei in termini di eticità e rispetto delle risorse naturali. Sono auspicate innovazioni di tipo normativo, verso la deburocratizzazione delle procedure di attivazione di un’impresa e verso una più attenta gestione del sistema degli appalti e subappalti; di tipo regolativo, incentrate sul rapporto tra lavoratori e datori, per esempio con lo sgravio contributivo per le aziende che riassumono donne dopo la maternità, ma anche su quello tra produzione e ricerca; e di tipo finanziario, con un’attenta allocazione di aiuti e incentivi ai settori produttivi che più rispondono agli obiettivi programmatici, per creare un ambiente più favorevole per la ricerca e lo sviluppo, attirando investimenti in settori strategici e ad alta tecnologia, anche riformando la disciplina dei brevetti, con costi e tempi ridotti per la concessione di diritti esclusivi; all’autoimprenditoria e alle categorie più svantaggiate in particolare per giovani; va favorita l’inclusione delle donne nelle aziende, con una normativa specifica che estenda l’obbligo della parità di accesso di genere ai ruoli apicali e direttivi centrali della Pubblica amministrazione, e degli Enti pubblici ove sono previsti Consigli di amministrazione e organi di controllo. In merito al lavoro e al reddito occorre perseguire il concetto di “lavoro garantito” e l’introduzione di un “reddito universale garantito”, tendendo alla piena occupazione, con programmi pubblici che offrano lavoro a chiunque sia disponibile, che possono essere finanziati con meno dell’1% del Pil. Il potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti (pubblici e privati) con reddito inferiore alla media va tutelato con la reintroduzione della scala mobile. Gli obiettivi di un lavoro dignitoso comprendono anche: il salario minimo legale di almeno 9 euro lordi l’ora; la riduzione dell’orario di lavoro (a parità di salario) con effetti positivi su produttività, occupazione e benessere dei lavoratori; il congedo parentale per entrambi i genitori a stipendio pieno per ogni figlio nato o adottato; il contrasto al precariato e ai contratto a tempo indeterminato, con la riduzione delle tipologie contrattuali precarie e il sostegno finanziario a favore di chi, a causa dell’involontaria interruzione della remunerazione, risulti aver percepito nel corso dell’anno un Isee più basso di una determinata soglia; è anche necessario un quadro per garantire protezione sociale ai lavoratori delle piattaforme digitali. Sono cruciali anche la riforma della rappresentanza sindacale, la promozione della sicurezza sul lavoro, il rafforzamento della prevenzione degli infortuni; la separazione tra gli Enti che si occupano di prevenzione e quelli che devono controllare, e introduzione del reato di “omicidio sul lavoro”. Serve inoltre creare un fondo pubblico gestito dall’Inps per offrire previdenza complementare più equa e sostenibile , e introdurre una “staffetta generazionale nella riforma pensionistica”, per prevedere un turnover tra senior e junior nei tre anni precedenti al pensionamento, mantenendo la piena contribuzione per la pensione.

Il Movimento deve puntare a coniugare competitività e responsabilità, attraverso riforme normative e regolative che favoriscano l’accesso al credito per categorie svantaggiate e la creazione di un sistema finanziario trasparente ed etico e che contrasti l’evasione fiscale. Per l’impresa serve una regolazione più rigorosa del sistema degli appalti e subappalti; una maggiore protezione per le vittime di usura e racket; una maggiore partecipazione dei lavoratori alle decisioni aziendali; un legame più diretto col mondo della ricerca. Gli aiuti, gli incentivi e l’accesso al credito devono guardare alle imprese in difficoltà, premiare i settori produttivi più sostenibili e più etici, e favorire le categorie più svantaggiate. Si propone inoltre di inserire un rapporto massimo di 1 a 10 per la differenza di remunerazione all’interno delle aziende (“legge Olivetti”). La lotta all’evasione fiscale è imprescindibile, per garantire equità sociale e riduzione della pressione fiscale. Va attuata con misure ispettive, l’eliminazione del contante e la progressiva affermazione dei pagamenti digitali. Proposte per un fisco giusto ed equo includono quella di tassare le nuove ricchezze, ovvero di introdurre nuove tasse come la “digital tax” sulle grandi piattaforme online, una “rider tax” sulla speculazione finanziaria, e una “corporate tax” per le multinazionali, con l’obiettivo di ridurre la pressione fiscale su lavoratori e piccole imprese; il “cashback fiscale” per trasformare le detrazioni fiscali in un sistema di rimborso diretto e tracciabile per migliorare l’efficienza fiscale; la “bolletta leggera”, ovvero l’eliminazione degli oneri generali di sistema dalla bolletta elettrica, trasferendoli alla fiscalità generale, rendendoli più equi e legati al reddito; il minimo vitale per le Partite Iva, ovvero la garanzia di un reddito netto minimo vitale netto per le partite Iva, eliminando il contante e migliorando la tracciabilità delle transazioni finanziarie. Occorre anche contrastare il predominio di un sistema bancario speculativo e mirato al profitto, che finanzia traffici illeciti, industrie inquinanti o di guerra, e non tutela i consumatori applicando costi e rapporti contrattuali spesso poco trasparenti e non convenienti. Serve maggiore accessibilità al credito da parte di categorie (giovani, soggetti in cerca di occupazione, donne e famiglie) che risultano marginalizzate dall’attuale sistema, e serve l’incentivazione degli istituti che garantiscono investimenti per lo sviluppo di progetti e filiere a base locale, che rispettino massimamente le persone e le risorse naturali impiegate. A scala europea si propone l’introduzione di una “global minimum tax” (tassazione minima globale) coordinata a livello europeo, e una tassa sui patrimoni milionari superiori a 5 milioni di euro. Queste misure mirano a ridurre la disuguaglianza fiscale e prevenire la fuga di capitali.

In via generale, la politica estera deve basarsi sul diritto internazionale e sui bisogni dei popoli, sulla cooperazione, il riconoscimento reciproco, e la smilitarizzazione dei territori contesi. Il Movimento deve essere esplicito nel fornire sostegno alla diplomazia e nel rifiuto dell’invio di armi nei conflitti, con particolare riferimento alla guerra in Ucraina. Tali principi vanno resi espliciti anche nello Statuto del movimento, unitamente al riconoscimento dello Stato di Palestina e alla promozione di un mondo multipolare. In tema di antimilitarismo, l’articolo 11 della Costituzione (“l’Italia ripudia la guerra”) dovrebbe essere esteso a tutta l’Ue, invece ora viene disatteso dall’Italia stessa. L’Italia deve essere ambasciatrice della pace battendosi quantomeno per la neutralità europea rispetto ai conflitti, per avere una propria diplomazia e una maggiore autonomia dagli Usa su questi temi. Le basi americane dovrebbero essere chiuse e le armi nucleari bandite fin da subito nel nostro territorio. Il disarmo italiano, così come altre iniziative di pace, potrebbero essere di ispirazione per altri paesi. In ogni caso l’appoggio a un paese o l’altro dovrebbe essere condiviso internamente al Movimento. Altre proposte riguardano Il limite alle spese militari, che dovrebbe essere l’1 o 2 percento sul PIL In Italia e in tutta Europa, le fabbriche di armi che dovrebbero essere riconvertite, l’eliminazione degli eserciti nazionali e la creazione di una sola forza militare europea. Sul piano geopolitico l’Italia dovrebbe mantenere una posizione equidistante da Usa, Russia e Cina. Si propone di discutere il ruolo della Nato, e quello dell’Italia al suo interno, visto che non persegue obiettivi di sola difesa, ma è mossa da interessi espansionistici, e collabora con governi repressivi. Vanno allacciati partenariati con i paesi africani, in particolare con quelli che si affacciano sul Mediterraneo e va adottata una seria politica estera di solidarietà per la libertà di tutti i popoli, ispirata alla Dichiarazione dei diritti universali dell’uomo. Occorre costituire un fondo mondiale di solidarietà per i paesi in via di sviluppo finalizzato alla divulgazione della conoscenza, che potrebbe essere sovvenzionato dalla tassazione delle big company. Sul ruolo dell’Europa infine, il Movimento deve puntare a migliorare la trasparenza e la responsabilità delle istituzioni europee, per rendere i processi decisionali più comprensibili ai cittadini; rafforzare il ruolo democratico delle istituzioni europee e promuovere una maggiore partecipazione diretta dei cittadini; rafforzare la protezione dei diritti fondamentali e sociali all’interno dell’Ue, garantendo che tutti i Paesi membri rispettino lo Stato di diritto; aumentare la capacità dell’Ue di affrontare le sfide globali, come la crisi climatica e le pandemie, attraverso una gestione coordinata a livello europeo. In particolare, si propone di escludere gli investimenti in infrastrutture sanitarie dal calcolo del deficit pubblico, permettendo agli Stati membri di rafforzare i loro sistemi sanitari senza subire sanzioni.

Il problema principale della giustizia in Italia è da vedere nella connessione fondamentale tra giustizia e democrazia, particolarmente rilevante nell’attuale contesto di crisi democratica e crescente astensionismo. Il predominio delle politiche neoliberiste ha portato a una riduzione della spesa sociale e alla privatizzazione dei servizi, alimentando disuguaglianze economiche e una diminuzione dei diritti. Questo scenario ha generato un aumento della “criminalità di sussistenza”, che deriva dall’esigenza di sopravvivere attraverso azioni illegali, mentre l’illegalità impunita da parte dei potenti e dei colletti bianchi alimenta una sfiducia crescente nelle istituzioni. La questione della giustizia in Italia, quindi, non si limita a problemi di efficienza, ma rappresenta una problematica politica fondamentale. Le disuguaglianze economiche si riflettono anche nel sistema penale: le pene colpiscono principalmente le classi meno abbienti, mentre i potenti spesso restano impuniti, come dimostrato dalla bassa percentuale di membri delle classi dirigenti effettivamente incarcerati (0,4% a fronte di una media europea di 4,1%). Questa dualità nella giustizia è particolarmente evidente nelle leggi “ad personam” approvate durante i governi Berlusconi, che hanno reso i potenti meno vulnerabili a incriminazioni e condanne. L’attuale governo sta promuovendo una “restaurazione reazionaria” mirata a smantellare le riforme dei governi Conte I e Conte II e a reintrodurre un sistema di giustizia classista e discriminatorio. A partire dal decreto “anti-Rave”, un esempio di repressione delle manifestazioni di dissenso, ad una serie di riforme per introdurre un “diritto penale della disuguaglianza” che colpisce duramente le classi meno privilegiate, fino al tentativo di separare le carriere dei pubblici ministeri e dei giudici, sottoponendo i giudici al controllo politico, in aperto contrasto con il dettato costituzionale. Questo piano richiede una risposta adeguata da parte del Movimento e una mobilitazione a lungo termine per contrastare queste tendenze regressive. Al tempo stesso, le alleanze politiche che il Movimento deve cercare per andare al governo devono fondarsi, anzitutto, sulla condivisione di questa lotta per una giustizia equa ed interclassista. Nell’ambito di questo quadro generale, possono essere considerati i seguenti obiettivi: lottare contro la corruzione, l’abuso di ufficio, il conflitto di interessi e la criminalità organizzata, proponendo nuove leggi che uniscono la legislazione anticorruzione con quella antimafia, per combattere l’economia illegale e le attività collusive negli appalti pubblici; ripristinare il reato di abuso d’ufficio; verificare i conflitti di interesse generati con l’assegnazione di doppi e tripli incarichi nella Pubblica amministrazione; superare la legge Cartabia e ripristinare un sistema in cui l’azione penale sia obbligatoria e non soggetta a priorità imposte dal Parlamento; riformare il sistema carcerario e la sua sicurezza, affrontando il sovraffollamento e inserendo misure di reinserimento sociale e lavorativo; perseguire la centralità delle vittime nel processo penale; impedire l’eleggibilità dei candidati indagati per corruzione o mafia; educare alla legalità nelle scuole; potenziare dell’istituto della negoziazione assistita. A livello europeo occorre estendere il Protocollo Antoci per prevenire le infiltrazioni mafiose nei fondi agricoli dell’Ue, con controlli antimafia obbligatori per i beneficiari e rafforzamento della cooperazione tra Stati membri. 

Il modello attuale di produzione, consumo e produzione rifiuti comporta complessivamente impatti negativi per gli altri organismi viventi, che devono essere prevenuti e contrastati, introducendo una concezione ecocentrica, nella quale la natura ha un valore in sé, indipendentemente dall’utilità per gli esseri umani. Non a caso una delle 5 stelle del Movimento riguarda proprio l’ecologia integrale, ovvero un approccio che considera le interconnessioni tra ambiente, la società e l’economia in una visione globale. L’obiettivo strategico, quindi, deve essere trasversale ai filoni “transizione ecologica” e “patrimonio naturale”, in considerazione del fatto che le politiche ambientali sono intrinsecamente legate alle politiche economiche, produttive, energetiche, infrastrutturali, del lavoro, della salute e del benessere. Per questa ragione il Movimento deve riproporre l’approccio internazionale “One health” (già sostenuto dall’Italia grazie al Governo Conte II) per collegare la salute umana e quella ambientale, e utilizzare lo sviluppo anziché il Pil (Prodotto interno lordo) il “Green Pil”, un indicatore che misuri anche la qualità ambientale, il benessere e la salute, umana, degli animali e del pianeta. Dal momento che le politiche settoriali devono essere guidate da una visione olistica si propone l’istituzione di un “fondo nazionale per la transizione ecologica,” destinato a finanziare progetti di energia rinnovabile, verso la piena decarbonizzazione, di efficienza energetica e mobilità sostenibile che punti anche al coinvolgimento delle comunità locali nella progettazione e realizzazione di iniziative che preservino l’ambiente, la biodiversità e valorizzino le risorse disponibili. Occorre promuovere accordi e partenariati globali per contrastare il cambiamento climatico e prevenire la perdita di biodiversità. Sul piano amministrativo, a due anni dall’introduzione della tutela ambientale nella Costituzione italiana, il principio costituzionale, va riversato negli statuti di Regioni e Comuni. Fra le molte misure da perseguire ci sono: la riforestazione e rinaturalizzazione del territorio; la tutela, valorizzazione e diffusione delle aree protette, anche in funzione di tutela degli animali selvatici; un’agricoltura ecologicamente sostenibile per preservare il suolo e le risorse idriche che presenti anche certificati di tracciabilità e di qualità degli alimenti; la protezione della biodiversità e degli ecosistemi naturali; la transizione energetica per contrastare i cambiamenti climatici, anche attraverso il disinvestimento dalle fonti fossili e delle tecnologie non sostenibili e con una attenta valutazione dell’uso dell’energia nucleare (a fissione e a fusione) chiarendo anche se, e in quale orizzonte temporale, possa essere considerata come energia verde. Le misure dovranno prevedere anche una modifica del mercato dell’energia valorizzando le potenzialità delle fonti rinnovabili sul prezzo dell’energia a favore di imprese e famiglie. La gestione sostenibile del territorio comprende azioni di contrasto al consumo di suolo, e di protezione delle risorse idriche per far fronte ai rischi idrogeologici, sismici e vulcanici. L’economia circolare si articola tra riduzione-riuso-riciclo dei rifiuti, adozione di nuove tecnologie per lo smaltimento, la promozione del consumo consapevole e la lotta agli sprechi. Nella stessa direzione vanno anche le azioni per la transizione alimentare e produttiva dagli alimenti animali a quelli vegetali, riconvertendo a questo fine i finanziamenti pubblici alla zootecnia intensiva, favorendo il cibo ad alto contenuto di benessere animale, le produzioni vegetali, l’agricoltura cellulare nonché un’etichettatura che riporti i metodi di produzione Occorre ripristinare le condizioni ottimali dell’acqua, con la riqualificazione dei bacini idrici e gestione sostenibile delle risorse idriche; dell’aria, con misure di contrasto all’inquinamento; del suolo e sottosuolo in un’ottica di piena sostenibilità, attraverso interventi mirati su impianti e infrastrutture, oltre che mediante l’incentivazione delle produzioni e dei comportamenti a impatto zero. Occorre affrontare la povertà energetica e promuovere politiche industriali sostenibili, come ad esempio lo sviluppo di una filiera agricola per il tessile in Italia. Infine, risulta inoltre imprescindibile una comunicazione pubblica che, fin dalle scuole, sensibilizzi sull’importanza di un’azione di tutela e valorizzazione di così ampio spettro, e punti sui vantaggi che una svolta di questo tipo comporta per il benessere, nostro e delle altre specie, la nostra alimentazione, la nostra salute, e la nostra economia. Occorre inoltre una semplificazione normativa e la costruzione di politiche che spingano cittadini e aziende ad adottare scelte sostenibili. L’educazione, la formazione per nuovi green jobs. Altre proposte sono: un programma di investimento a medio lungo termine (“Blue deal” o l’introduzione dei certificati blu come meccanismo per incentivare il risparmio idrico da parte delle aziende) per affrontare la siccità in Italia, introdurre il bilancio di Co2 obbligatorio per le aziende promuovendo un sistema in cui “chi inquina paga”. A scala europea occorre creare una Banca europea per lo sviluppo e la transizione ecologica (Best), un’estensione della Banca europea degli investimenti, per finanziare progetti strategici come la filiera dell’idrogeno verde e rafforzare la direttiva quadro sulle acque dell’Ue, introducendo standard minimi di efficienza idrica con l’obiettivo di ridurre le perdite del 50% entro il 2035.

Risulta prioritario verificare se la struttura di governo del Movimento sia ancora attuale o se vadano modificati alcuni ruoli e funzioni, in particolare quelli del Presidente e del Garante dei valori, i loro rispettivi ambiti di intervento e la durata del loro mandato. Assieme a questo è necessario aprire una riflessione sul cambio di simbolo e di denominazione del Movimento, sulla definizione delle responsabilità dei Coordinatori regionali e provinciali, sulla possibile reintroduzione dei Gruppi di lavoro e sul funzionamento dei Gruppi territoriali, che sono da considerare elemento chiave per la crescita del Movimento. Per questi occorre rivedere le modalità di costituzione, di finanziamento e di funzionamento interno, nonché l’eventuale istituzione di un/una referente per le Politiche di genere. Insieme a questo, occorre rinnovare le forme di democrazia diretta e partecipativa per coinvolgere gli iscritti. Per il Consiglio nazionale si suggerisce di ampliarne la rappresentanza includendo rappresentanti da tutte le regioni e dall’estero. Occorre avere una maggiore presenza dei leader e dei maggiori esponenti del Movimento sui territori e mettere a supporto degli eletti un ufficio legale/tecnico che possa sia formulare pareri che dare indicazioni sulle normative di riferimento. In merito alla formazione politica, economica e sociale all’interno del Movimento, si propone: istituire una scuola di formazione politica interdisciplinare, la creazione di Aree formative del territorio; di luoghi di incontro e di confronto, laboratori territoriali aperti alla società civile aperti alle associazioni locali; di una struttura Interna per la lotta alla criminalità organizzata. Occorre migliorare la comunicazione del Movimento e il coordinamento verticale tra i diversi ruoli e componenti. Va valutata inoltre la creazione di un organo di informazione del Movimento. Sarebbe utile avere una maggiore digitalizzazione del Movimento, come ad esempio un documento digitale che dimostri l’avvenuta iscrizione al partito, la creazione di piattaforme digitali innovative, forum digitali di discussione, etc. Occorre discutere di un documento programmatico: una guida chiara e dettagliata su quali saranno i temi che il Movimento elle intende affrontare per costruire il futuro del nostro Paese.

Il Movimento deve battersi per garantire un’informazione libera, plurale e di qualità. Bisogna ripensare i contributi pubblici all’editoria, garantire la pluralità e l’indipendenza dell’informazione impedendo la creazione di monopoli editoriali, di conflitti di interessi e dello strapotere di lobby che inquinano l’informazione. Servono incentivi per il giornalismo d’inchiesta indipendente, la creazione di una banca nazionale dei brevetti per il bene comune e l’accesso gratuito alle ricerche scientifiche finanziate con fondi pubblici. Inoltre, è fondamentale affrontare il problema delle fake news, adottando politiche che permettano un controllo per avere un’informazione di qualità e attendibile. È necessario riformare la Rai, al fine di rendere l’informazione pubblica autonoma dalle logiche di Governo. La televisione pubblica deve anche servire da strumento educativo e di promozione culturale. Più in generale, sono importanti politiche di promozione culturale diffuse, sovvenzioni agli enti culturali come i musei, ma anche politiche di avvicinamento della popolazione alla cultura. I social media che sempre più sono strumenti di informazione e in quanto tali vanno considerati come strumenti da monitorare e di cui assicurare qualità e veridicità informativa. Inoltre, l’accesso libero ai dati e alle informazioni è fondamentale per promuovere una società più trasparente e partecipativa: è quindi importante garantire l’apertura e la condivisione dei dati con il sostegno a programmi open data e open science e l’apertura delle politiche con programmi open government.

Il Movimento deve promuovere la riforma della didattica e finanziamenti pubblici alla scuola primaria e secondaria pubbliche. La didattica deve essere inclusiva e mettere al centro lo sviluppo dell’individuo e del cittadino a 360 gradi, utilizzando metodologia didattiche innovative e promuovendo il benessere dell’intera comunità scolastica. Gli obiettivi di apprendimento vanno integrati pensando a strumenti (linguistici e comunicativi), metodi, strategie di pensiero critico e creativo. Gli insegnamenti vanno ripensati in termini di educazione sanitaria, ambientale, alimentare, fisica, civica, relazionale/sessuale/affettiva, digitale e tecnologica, finanziaria, e alla cultura locale. Specifici moduli vanno inoltre rivolti alla prevenzione sui temi del bullismo e del consumo di sostanze stupefacenti. Per la scuola primaria, è necessario garantire il diritto allo studio e le pari opportunità degli alunni con politiche che supportino le famiglie, dalla gratuità dei libri di testo, alle attività sportive a scuola, ai servizi di doposcuola. Va ripensata inoltre la definizione di “disabilità” e di “sostegno” introducendo in ogni plesso figure professionali pedagoghi, psicologi, assistenti sociali che lavorino in team con gli insegnanti. Per la scuola secondaria, è necessario puntare su due fronti: la formazione di cittadini consapevoli, infondendo capacità critico-riflessive e compensative rispetto alle tendenze dominanti nella società e l’affinamento di capacità spendibili nel mondo del lavoro. Lo Stato deve predisporre investimenti per riqualificare le strutture, e per “sburocratizzare” e decentralizzare la progettazione e la conduzione delle attività educative in vista di ambienti di apprendimento più informali e più autentici. Va riconsiderato il rapporto tra le sovvenzioni di scuole pubbliche e private e va valorizzata la professionalità del corpo docente attraverso l’aumento degli stipendi, la formazione continua e specializzata, l’integrazione delle figure di supporto e l’eliminazione della precarietà. Il tema è di grande importanza anche in considerazione dei diritti di cittadinanza che, attraverso la scuola, dovranno essere acquisiti dagli immigrati, secondo il principio dello ius scholae.

Gli obiettivi strategici riguardano un maggiore equilibro delle diverse parti del Paese, con diverse misure: la coesione territoriale tra nord e sud e tra centri urbani e aree interne; un sistema elettorale più aperto ai cittadini e democratico; il rafforzamento degli enti locali. Per il primo tema l’obiettivo strategico è l’abrogazione della legge sull’autonomia differenziata per evitare un aumento delle diseguaglianze territoriali. Il programma politico del Movimento deve porre priorità alla coesione territoriale, colmando il divario economico, trasportistico, digitale e dei servizi tra diverse parti del Paese (tra nord e sud, tra aree metropolitane ed interne, tra centro e periferie) con interventi mirati ed efficienti. Per il secondo si ritiene utile riformare la legge elettorale, introducendo il voto di preferenza per consentire ai cittadini di esprimere scelte più dirette. Si sottolinea inoltre la necessità di rafforzare il sistema referendario per un maggiore coinvolgimento nelle decisioni pubbliche, promuovendo anche il voto elettronico per ampliare la partecipazione e garantire una maggiore inclusione democratica. Infine, si auspica il coinvolgimento attivo dei cittadini attraverso incontri sul territorio e l’uso di strumenti di democrazia deliberativa e diretta per progetti locali. Per l’ambito del rafforzamento degli enti locali si evidenzia che essi sono cruciali per l’azione politica, poiché affrontano i bisogni più vicini alle comunità. Per questa ragione si ritiene importante procedere ad un loro potenziamento e riorganizzazione, con l’obiettivo di una riduzione del potere delle regioni a favore di una maggiore autonomia dei comuni. Si evidenzia la necessità di un riordino delle Province con l’elezione di secondo grado e la gestione di servizi pubblici essenziali; si propone una riforma del Testo unico enti locali per garantire maggiore autonomia ai comuni e di promuovere le unioni di comuni sotto i 5000 abitanti, per migliorare l’efficienza amministrativa. Serve inoltre ottimizzare le risorse con una riforma della finanza locale, escludendo le spese essenziali dal patto di stabilità e premiando gli enti che rispettano i bilanci. Si propone anche la costituzione di un fondo rotativo nazionale per la progettazione per favorire interventi di sicurezza e transizione ecologica. È necessario anche rendere gli enti locali più trasparenti e semplificare le procedure burocratiche, con l’obiettivo di facilitare l’accesso ai servizi pubblici, ridurre i tempi di attesa e garantire decisioni amministrative più rapide ed efficienti. In merito al coordinamento interno al Movimento si propone di creare una comunità di amministratori locali, con programmi formativi e una piattaforma per condividere esperienze e risolvere problematiche politiche, anche attraverso un migliore rapporto con l’Anci per affrontare le problematiche comuni degli enti locali e collaborare con la conferenza Stato-Città In ultimo si propongono misure per migliorare la partecipazione dei cittadini e la qualità della vita nelle comunità locali, con la creazione di sistemi informatici per consentire ai cittadini di partecipare alle decisioni politiche attraverso un portale comunale; l’introduzione del Bilancio partecipativo per destinare parte del bilancio a progetti proposti dai cittadini e l’introduzione di premialità per cittadini impegnati nella cura del bene pubblico.

Un obiettivo strategico è la revisione del Codice Etico per alcuni aspetti, tra loro collegati, di particolare importanza nel dibattito sul futuro del Movimento. Il primo è relativo al limite dei due mandati, per il quale va discusso se mantenerlo, prevederne dei casi di deroga o allungarlo. Il secondo aspetto è relativo alle qualità etico-morali dei candidati, che potrebbero essere rafforzate nel Codice sui fronti dell’integrità, dell’onestà, della trasparenza, e del legame col territorio. Il terzo aspetto è relativo al territorio di appartenenza e provenienza dei candidati e alla effettiva partecipazione alla vita del Movimento locale. Il quarto aspetto è relativo al posizionamento nell’arco parlamentare. Il dibattito vede posizioni variabili tra una posizione di autonomia e indipendenza, capace di affrontare tematiche sfidanti per la società tralasciate dalle altre forze politiche, fino ad una propensione alle alleanze con altri partiti. In quest’ultimo caso ci si deve chiedere se servano candidati con maggiore esperienza politica per assumere ruoli di vertice, oppure se sia piuttosto una questione di compromessi che comunque rischierebbero di snaturare il Movimento. Inoltre, sarebbe utile introdurre un Codice deontologico per gli iscritti, al fine di far fronte ai diversi comportamenti scorretti e rivedere il sistema di votazione e di elezione dei candidati delle liste, dei Coordinatori regionali e provinciali.

Lo Stato deve adottare politiche che permettano a tutti di accedere all’Università, garantendo alloggi per gli studenti, abbassando o eliminando le rette universitarie, garantendo il riscatto di laurea, e valorizzando ove possibile la didattica online. È necessario riorganizzare le facoltà, ripensare il numero chiuso, introducendo eventualmente un limite di risultato al primo anno, per alcune (per esempio Medicina e infermieristica), garantire che il livello della didattica pubblica e privata siano equivalenti. È inoltre fondamentale risolvere il problema della carriera universitaria, finanziare borse di dottorato e di ricerca dignitose e che incentivino “i cervelli” a restare o rientrare in Italia e incentivare a seguire i corsi di laurea Stem. È infine importante creare sinergia tra le aziende e le Università, sia attraendo investimenti per la ricerca che favorendo un inserimento lavorativo agile per lo studente neolaureato. Occorre inoltre introdurre il riscatto gratuito della laurea ai fini pensionistici per migliorare le prospettive dei giovani. Infine, è necessario incentivare una formazione continua per tutto il ciclo di vita del cittadino, seguendo il concetto di life long learning, eliminare l’esame di stato e ripensare il ruolo degli Albi professionali.