Le Regioni prendano posizione su Stellantis

Di Roberto Gravina, coordinatore del Comitato “Enti Locali” del MoVimento 5 Stelle e consigliere regionale in Molise

Da mesi il MoVimento 5 Stelle è impegnato a tutti i livelli per affrontare ciò che sta accadendo alla produzione automobilistica del gruppo Stellantis in Italia e ai lavoratori coinvolti. Il settore dell’automotive riveste, infatti, un ruolo centrale nell’economia italiana e si posiziona nei segmenti a più elevato valore aggiunto grazie non solo alle eccellenze nella produzione di autoveicoli di alta gamma e di autoveicoli commerciali, ma anche in virtù delle specializzazioni produttive.

Le imprese coinvolte sono 5.500, oltre un milione e duecentomila addetti e un fatturato con un’incidenza percentuale sul Pil a due cifre.

La crisi della produzione di automobili in Italia negli ultimi decenni ha colpito tutto il comparto, anche quello della componentistica.  Dal 2008, oltre 500 aziende del settore a Torino hanno chiuso e 35 mila lavoratori hanno perso il loro posto. Questo scenario di difficoltà si estende a livello nazionale, interessando importanti poli industriali come Melfi, Cassino, Termoli e Atessa.

Nonostante alcune battaglie vinte, come la reindustrializzazione della Marelli a Crevalcore grazie alla mobilitazione dei lavoratori, altre realtà come la Lear a Grugliasco continuano a fronteggiare gravi difficoltà. È evidente che l’intero settore richiede interventi sistemici e piani di rilancio per tutelare l’occupazione e la capacità produttiva italiana.

La situazione di Stellantis in Italia continua a destare preoccupazione. Con sei stabilimenti produttivi e con una forza lavoro in Italia composta da circa 40.000 lavoratori, il gruppo ha registrato una riduzione significativa del personale: dal 2015, sono 11.500 le unità in meno. Questa riduzione è stata accompagnata dall’uso costante di ammortizzatori sociali.

Un dato significativo è che dal 1975 al 2012, la Fiat ha ricevuto 220 miliardi di euro dallo Stato italiano per cassa integrazione, sussidi e sviluppo industriale. Tuttavia, i risultati sono stati deludenti. Al tavolo di confronto del 20 febbraio 2024 a Torino, con il sindaco, l’assessore regionale alle attività produttive del Piemonte, le organizzazioni sindacali, Stellantis non ha fornito alcun impegno concreto per il futuro. La crisi si è manifestata anche con proposte come il trasferimento in Polonia di alcuni operai e con l’annuncio, a settembre 2024, di un ennesimo stop produttivo di un mese per la 500 elettrica.

Un ulteriore colpo è poi arrivato il 17 settembre 2024, quando il Ministro Urso ha annunciato la decisione del Governo di spostare i fondi del PNRR, destinati a co-finanziare la Gigafactory di Termoli, su altri progetti. Questa decisione aumenta le preoccupazioni già presenti negli stabilimenti italiani, come quello di Pomigliano, dove i lavoratori temono per il futuro a causa della mancanza di un piano industriale. L’unica certezza è che il 2029 sarà l’ultimo anno di produzione per la Panda, modello che ha consentito la sopravvivenza dello stabilimento, mentre dal 2025 il modello entrerà in competizione con la nuova Grande Panda che però verrà prodotta in Serbia.

Nonostante queste difficoltà, Stellantis ha chiuso il 2023 con un utile netto di 18,6 miliardi di euro a livello mondiale, evidenziando uno squilibrio tra i profitti globali del gruppo e la crisi occupazionale in Italia.

Exor, la holding della famiglia Elkann che detiene il 14 per cento delle azioni di Stellantis, ha incassato per il 2023 circa 700 milioni di euro di dividendi, contro i 140 milioni di euro del 2020.

Tavares nel 2023 ha percepito 23 milioni di euro, pari alla retribuzione di 12.000 dipendenti, mentre le lavoratrici e i lavoratori da tanti anni sono interessati da un massiccio utilizzo di cassa integrazione con incertezze sulla tenuta occupazionale e una significativa decurtazione del salario;

Nel 2023, Exor, la holding della famiglia Elkann, ha incassato circa 700 milioni di euro di dividendi dalle azioni di Stellantis, una cifra notevolmente aumentata rispetto ai 140 milioni del 2020. Allo stesso tempo, l’amministratore delegato Carlos Tavares ha percepito una retribuzione annuale di 23 milioni di euro, l’equivalente del salario di circa 12.000 lavoratori.

È evidente come questi guadagni contrastano fortemente con la situazione dei dipendenti, che da anni subiscono un massiccio ricorso alla cassa integrazione, affrontano incertezze sul futuro occupazionale e vedono i propri salari significativamente ridotti. Mentre gli azionisti e i vertici aziendali beneficiano di profitti crescenti, i lavoratori continuano a pagare il prezzo della crisi e della mancanza di investimenti concreti per garantire la stabilità occupazionale.

L’11 ottobre abbiamo assistito all’audizione di Tavares, amministratore delegato di Stellantis, durante la quale è intervenuto il presidente Conte con parole molto chiare e dure (qui il video https://fb.watch/vbPMcHxM6_/ ). Il Presidente ha chiarito all’Ad di Stellantis che non ci servono commissari liquidatori, Elkann dovrebbe venire a rispondere davanti allo Stato, in Parlamento. Ha poi aggiunto che Stellanti ha avuto prestiti bancari garantiti dall’Italia nella fase più dura della pandemia e avevano dato garanzie su stabilimenti e occupazione: ora devono renderne conto alle Istituzioni, a tutti noi, agli operai in cassa integrazione a 1000 euro a cui inviano le letterine per comprare le Maserati a prezzi scontati.

Le novità introdotte nel contesto normativo europeo, l’evoluzione tecnologica nella propulsione elettrica, delle batterie di ricarica e dei circuiti, e le nuove esigenze di mobilità dei cittadini, impongono alle grandi aziende automobilistiche l’avvio immediato di un processo di ulteriore profonda trasformazione del loro assetto produttivo e della filiera di distribuzione.

Di conseguenza, è necessaria anche una politica industriale finora assente nell’azione di Governo, proprio in un contesto in cui questa fase di trasformazione, se ben supportata, potrebbe rappresentare una opportunità di ritornare a crescere;

La transizione verso l’elettrico rappresenta un’opportunità di crescita che va supportata con strategie adeguate, evitando il rischio di ulteriori chiusure di stabilimenti e licenziamenti.

Il parco veicoli italiano è uno dei più vecchi e inquinanti d’Europa. Urgono politiche per svecchiare il parco circolante e migliorare l’infrastruttura per la mobilità sostenibile, dato che in Italia siamo sotto la media europea.

Senza un piano per contrastare questi ritardi, la situazione rischia di aggravarsi. Serve una strategia europea comune per la transizione ecologica e una trattativa immediata con Stellantis per garantire l’occupazione e mantenere la capacità produttiva degli impianti.

La situazione è complessa e richiede un’attenzione particolare da parte di tutte le istituzioni coinvolte. Abbiamo presentato interrogazioni e mozioni sia in Parlamento che in Regione Molise per chiedere chiarimenti sulla situazione della Gigafactory di Termoli. 

Ma non ci siamo fermati qui.

Vista la gravità della situazione, il 20 settembre è stata presentata una mozione in Parlamento a prima firma Chiara Appendino, membro della commissione Attività Produttive alla Camera e Vicepresidente del Movimento 5 stelle, con cui si chiedevano oltre all’audizione dell’amministratore delegato o del presidente di Stellantis, anche differenti azioni volte a garantire un’azione decisa per il futuro dell’automotive italiano.

La mozione avanzava diverse proposte, tra cui:

  • Rendere permanente il tavolo automotive e trasferirlo presso Palazzo Chigi per favorire un dialogo costante tra le parti. coinvolte (sindacati, regioni, associazioni di categoria, produttori e istituzioni).
  • Condizionare i finanziamenti pubblici alla creazione di posti di lavoro stabili, con incentivi per veicoli elettrici e ibridi.
  • Introdurre nuovi ammortizzatori sociali per le aziende che esauriscono le settimane di cassa integrazione e per integrare il reddito dei lavoratori, altrimenti penalizzati.
  • Chiedere a Stellantis di portare la progettazione e la produzione di nuovi modelli di massa per raggiungere l’obiettivo di un milione di autoveicoli prodotti, come promesso più volte. di nuovi modelli in Italia.
  • Promuovere un ricambio generazionale con un piano di assunzioni per contrastare le uscite volontarie che stanno svuotando gli stabilimenti
  • Supportare la costruzione della Gigafactory di Termoli, stabilendo un nuovo quadro finanziario solido per sostenere il progetto, ottenendo da ACC e Stellantis un piano industriale chiaro con tempi certi per l’avvio dei lavori, per dare prospettive concrete ai 2.000 lavoratori attualmente impiegati e all’indotto.
  • Incentivare la presenza in Italia di almeno un altro produttore automobilistico, che operi nel rispetto delle normative italiane ed europee, per garantire un futuro al settore e rafforzare la catena di fornitura nazionale.

I presidenti di regione non possono lavarsi le mani rispetto a questa situazione.

Per questo, sul modello del lavoro già fatto dai colleghi in Parlamento, il Movimento 5 Stelle presenterà mozioni in tutte le Regioni per sollecitare il governo Meloni a prendere provvedimenti concreti per la tutela dei lavoratori e dei posti di lavoro nel settore automobilistico. L’obiettivo è fare pressione affinché la crisi Stellantis venga realmente presa in carico dal governo con serietà. Per affrontare con nuove prospettive la crisi dell’automotive in Italia, è necessario un cambio di passo che vada oltre le misure tampone e le dichiarazioni d’intenti. Occorre costruire una strategia di lungo termine che metta al centro la difesa dei posti di lavoro, la competitività della filiera produttiva e una reale transizione verso l’innovazione tecnologica.

Come più volte rimarcato, l’assenza di un piano industriale nazionale rischia di mettere a repentaglio la capacità del nostro Paese di mantenere una posizione competitiva nel mercato automobilistico globale.

Inoltre, la politica industriale deve essere accompagnata da un coordinamento efficace tra le istituzioni nazionali, regionali e le parti sociali, per garantire che le decisioni prese a livello centrale siano effettivamente implementate sul territorio. Solo attraverso un impegno condiviso sarà possibile evitare ulteriori chiusure di stabilimenti e scongiurare il rischio di perdere competenze chiave e know-how produttivo che hanno contribuito a fare dell’Italia un punto di riferimento nel settore automotive.