Grazie al Movimento 5 Stelle, nella legge che ha introdotto il Reddito di Cittadinanza (approvata a marzo 2019) è stato inserito anche un Piano straordinario di potenziamento dei Centri per l’impiego, con un investimento di un miliardo di euro. Su questo versante, infatti, l’Italia sconta un grave ritardo rispetto agli altri Stati europei, frutto di politiche miopi del passato.
Basti pensare che tre anni fa il nostro Paese contava solo 8mila addetti in queste strutture pubbliche contro i 100mila della Germania e i 54mila della Francia. Il Piano prevede l’assunzione di 11.600 nuove unità di personale, che le Regioni – che hanno la competenza della gestione dei Centri – avrebbero dovuto completare entro il 2021.
È indubbio come la pandemia abbia rappresentato un ostacolo, ma i numeri forniti dal Governo venerdì scorso alla Camera, in risposta a una nostra interpellanza, rivelano problemi più profondi che i Ministeri competenti devono affrontare e risolvere quanto prima.
Al 18 maggio scorso, le Regioni avevano assunto solo 3.440 operatori, circa un quarto del totale.
Dal rafforzamento dei Centri per l’impiego passa non solo la riuscita della “fase 2” del Reddito ma anche la messa a terra delle riforme del mercato del lavoro previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), a iniziare dal programma Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori (Gol).
Non possiamo sprecare un’occasione come questa per ritardi e inefficienze.