Daniela Santanchè è al centro di un’indagine per truffa aggravata, ma ha respinto categoricamente qualsiasi richiesta di dimissioni, sottolineando che nessuno, compresa Giorgia Meloni, abbia sollevato tale richiesta nei suoi confronti. Tuttavia, è interessante notare che in passato, la ministra del turismo abbia insistito per le dimissioni di numerosi colleghi per motivi in molti casi inesistenti o molto meno gravi di quelli che ora la coinvolgono.
Durante il governo Draghi, quando era all’opposizione, Santanchè ha ripetutamente chiesto le dimissioni di due ministri: il ministro della Salute Roberto Speranza e la ministra degli Interni Luciana Lamorgese. Le richieste di dimissioni a Speranza risalgono al periodo della pandemia, quando Fratelli d’Italia diede spettacolo in Aula in quanto a totale irresponsabilità. Lamorgese è stata invece sollecitata a dimettersi da Santanchè, pensate, per un rave party.
Santanchè ha sollecitato le dimissioni dell’allora presidente della Commissione parlamentare Antimafia Nicola Morra per aver contestato l’operato di un centro vaccinale a Cosenza. Ma lei, nonostante le gravi accuse che le vengono mosse, ha ancora la faccia tosta di rimanere al suo posto.
Ma non finisce qui. La ministra aveva anche chiesto le dimissioni di Lucia Azzolina, del presidente dell’Inps Pasquale Tridico e di Alfonso Bonafede. Risale al maggio 2020 l’accusa di Santanchè all’allora ministro della Giustizia Bonafede per aver rilasciato presunti “mafiosi e boss” dal carcere, un’accusa che si è rivelata in brevissimo tempo una bufala clamorosa.
Straordinario il caso che riguarda la richiesta di dimissioni del ministro del Governo Monti, Giulio Terzi. Ironia della sorte, oggi è diventato compagno di partito di Santanchè!
In un altro episodio, Santanchè ha chiesto le dimissioni di Josefa Idem, sottolineando “l’incompatibilità tra le azioni compiute dalla politica e l’immagine di integrità che ella stessa aveva cercato di proiettare”. Idem si dimise, Santanchè non molla la poltrona.
E fa ancora più rumore il silenzio di Giorgia Meloni. Diceva ‘Viviamo in un tempo in cui la politica per recuperare la fiducia dei cittadini deve stare un passo avanti alla società e dare il buon esempio’. Erano altri tempi. Oggi resta quella che protegge la casta, finanzia le lobby delle armi, china la teste alle banche non tassando gli extraprofitti e che del popolo se ne infischia.