Costruire una enorme diga ai confini tra Trentino e Veneto, tutta in zona a massimo rischio di franosità e senza nemmeno informare i cittadini dei propri propositi. È quello che hanno architettato i leghisti Fugatti e Zaia in Val Cortella, sul territorio dei Comuni di Canal San Bovo (Trento), Cinte Tesino (Trento) e Lamon (Belluno). Il Consigliere provinciale trentino del Movimento 5 Stelle, Alex Marini, ha presentato due interrogazioni per chiedere chiarimenti ma la risposta fornita suona però come una maldestra presa in giro: secondo il vicepresidente della Provincia di Trento il Trentino non era in alcun modo stato informato delle intenzioni del Veneto. Peccato che l’iter della richiesta fosse tanto avanzato da essere finito in gazzetta ufficiale.
Dunque dovremmo credere il presidente leghista del Veneto Zaia avrebbe agito di nascosto rispetto al presidente leghista del Trentino Fugatti, per far costruire una diga con volume medio annuo di 119 milioni di metri cubi d’acqua, allagando un intera valle. Dovremmo credere che Zaia e Fugatti, compagni di partito e politicamente vicinissimi, non si siano parlati di questa grande opera e, per di più, si siano dimenticati di segnalarla anche agli stessi Comuni interessati.
Purtroppo, della diga in questione si parla almeno dagli anni ’80, ma il progetto era stato abbandonato perché tutta la Val Cortella è inserita nella Carta di Sintesi della Pericolosità della Provincia Autonoma di Trento, nella classe più elevata, la P4. Dunque l’opera è molto pericolosa.
A quanto pare però, di fronte alla possibilità di enormi guadagni, poco importa se i cittadini devono subire enormi i rischi: l’importante è spendere soldi pubblici e lucrare.
Insomma l’antifona è sempre la stessa: cemento, asfalto, consumo di suolo e, soprattutto, far girare la grana tra le persone giuste. Sono i comandamenti della “religione del fare” praticata dai partiti che sventuratamente si trovano alla guida del Paese e delle Regioni del nord Italia. I seguaci di questo culto praticano il loro credo con grandissimo zelo e per fermarli non bastano certo quisquilie come la cautela che si dovrebbe avere nel costruire una enorme diga in un territorio esposto al massimo rischio idrogeologico, oppure il dovere di informare i cittadini sulle opere che si intende realizzare nei luoghi dove vivono. Se poi vengono presi in castagna i “devoti del fare” dicono di non essere al corrente di nulla, di non essere stati informati, anche se a commissionare le opere sono colleghi di partito anch’essi giurati al credo della cementificazione. Noi del Movimento 5 stelle non ci arrendiamo e lasciamo documenti a futura memoria.
Ai seguenti link potete trovare le interrogazioni presentate dal consigliere del Movimento 5 stelle Alex Marini, una in aprile e una a giugno: