Di Iunio Valerio Romano
In Italia ogni otto ore si muore sul lavoro nelle fabbriche, nei campi, nei cantieri, nei magazzini, in mare, sui mezzi di trasporto, nelle strutture ospedaliere, per strada. Ieri è toccato a un operaio a Roma, morto cadendo da un’impalcatura, mentre lavorava. Tutto questo è inaccettabile.
Nei primi tre mesi dell’anno sono state 189 le vittime sul lavoro, nel 2021 i morti hanno superato quota mille.
E’ una strage silenziosa, che si consuma quotidianamente e che va fermata con ogni mezzo, anche a costo di fare l’impossibile.
L’obiettivo zero morti sul lavoro, auspicato dal presidente della Repubblica Sergio Matterella nel giorno del giuramento davanti alle Camere in occasione della sua rielezione a Capo dello Stato, può e deve essere raggiunto.
Oggi celebriamo la giornata internazionale per la salute e la sicurezza sul lavoro e quella in memoria delle vittime dell’amianto. E’ un giorno di riflessione, che deve spronarci a individuare soluzioni e a smetterla di ripetere gli errori del passato. E’ un giorno che dedico ai familiari degli operai, dei tirocinanti, dei medici, degli infermieri, dei poliziotti e di tutti coloro che uscendo di casa la mattina non hanno più fatto rientro alla sera, perché hanno perso la vita mentre lavoravano. E’ un giorno che dedico a chi lotta contro un male incurabile contratto sul lavoro, a causa dell’esposizione quotidiana a veleni o ad agenti tossici per non aver adottato le dovute precauzioni.
Il MoVimento 5 Stelle si batte e spende con forza per la tutela del lavoro e i diritti dei lavoratori.
Da più di due anni portiamo avanti una battaglia in Parlamento per arrivare a una legge che istituisca una Procura nazionale del Lavoro. La proposta di legge, a mia prima firma, pochi mesi fa, ha cominciato il suo iter nelle commissioni Lavoro e Giustizia del Senato. Punta a creare un organismo giurisdizionale specializzato in materia di lavoro, composto da un pool di magistrati altamente qualificati, con l’obiettivo di garantire una migliore risposta di giustizia, come chiedono i cittadini, e di coordinamento nelle indagini tra i diversi soggetti che si occupano di vigilare sul rispetto delle leggi sul lavoro e sulla sicurezza.
Una Procura nazionale del Lavoro consentirebbe, infatti, al Paese processi più rapidi ed efficaci, facendo fronte a una richiesta di giustizia che non sempre la magistratura ordinaria riesce a soddisfare e sconfiggendo quel senso di impunità che incide negativamente sulla stessa attività di prevenzione.
Tutelare la salute di chi lavora significa difendere il diritto alla vita. E per farlo c’è bisogno dell’impegno di tutti. Servono investimenti in formazione e campagne di informazione, sensibilizzazione e addestramento mirate, per lavoratori e aziende, non solo nei cantieri o nelle fabbriche, ma anche nelle scuole e nelle università, per aumentare la consapevolezza su questi importanti temi tra ragazzi e studenti, che saranno gli adulti di domani e i lavoratori del futuro. In media ogni anno infortuni e incidenti sul lavoro divorano tra il 3% e il 6% del Prodotto interno lordo. Investire in sicurezza non può né deve più essere considerato un mero adempimento burocratico. Dobbiamo avere il coraggio di trasformare l’investimento in prevenzione in una leva economica capace di accrescere il benessere della nostra comunità, se vogliamo imparare dagli errori del passato e non rendere vano il sacrificio di quanti alla sera non sono più tornati nelle loro famiglie.