L’abolizione del reato di abuso d’ufficio si inserisce in un disegno organico che ormai è impossibile non vedere, come la questione morale che travolge il governo e i partiti che lo sostengono. Questo è solo un tassello di un attacco che il governo Meloni sta muovendo alla normativa anticorruzione e in generale al contrasto ai reati dei colletti bianchi.
L’abolizione del reato di abuso d’ufficio è la legalizzazione dell’abuso di potere dei potenti sui deboli, del conflitto d’interessi come mezzo di esercizio del potere. Si pensi ai concorsi truccati a favore di candidati raccomandati; ai permessi di costruire rilasciati per zone non edificabili o soggette a vincoli; all’immobile abusivo messo in regola su pressione di un amministratore pubblico che aiuta un amico; al magistrato che non indaga sul suo amico per proteggerlo; agli abusi dei medici pubblici che dirottano pazienti nelle strutture private; al primario che fa scavalcare le liste d’attesa per le visite nella sanità pubblica ai suoi pazienti che a lui avevano pagato la visita privata.
Inoltre, l’abuso d’ufficio è lo strumento con cui le mafie influenzano le condotte della PA e con cui poi arrivano a mettere le mani sui soldi pubblici. Il primo passo necessario per le mafie è l’abuso di potere compiuto dal funzionario o dirigente pubblico.
Il centrodestra e la stampella Azione-Italia Viva sono gli autori di questo scempio. Il M5S continuerà a dare battaglia in Parlamento in difesa della legalità.