Con il via libera della commissione Lavoro del Senato, presieduta dalla nostra Susy Matrisciano, il Testo unificato sulla parità salariale da oggi è legge dello Stato.
Si tratta di un risultato di grande importanza e di civiltà per il nostro Paese, al quale il Movimento 5 Stelle, che già alla Camera aveva lavorato con tenacia al provvedimento, ha dato un contributo fondamentale. Abbiamo fatto il possibile per accelerare l’iter e arrivare in tempi rapidissimi all’approvazione della legge definitiva al Senato. L’obiettivo è stato centrato.
Quello della parità salariale è un tema dal forte impatto sociale ed economico: il divario retributivo uomo-donna ogni anno costa al nostro Paese circa l’8 percento del Prodotto interno lordo.
L’Italia sconta un deficit strutturale in termini di partecipazione delle donne al mercato del lavoro e, secondo una recente classifica di Eurostat, le mamme italiane risultano le più disoccupate in Europa – mentre la paternità non sembra incidere affatto sull’occupazione maschile – e quando lavorano, pur in presenza di elevati livelli di istruzione e a parità di competenze e mansioni, non percepiscono salari equivalenti a quelli dei loro colleghi uomini.
La legge sulla parità salariale opera alcune modifiche al Codice delle Pari Opportunità vigente, includendo tra le forme di ‘discriminazione indiretta’ anche gli atti di natura organizzativa e oraria delle aziende che, nel caso delle lavoratrici con figli, possono limitare o precludere loro progressioni di carriera e il raggiungimento di posizioni apicali.
Dal primo gennaio 2022, infatti, verrà introdotta la certificazione della parità di genere: un attestato che dovrà valutare le misure adottate dai datori di lavoro per ridurre il divario di genere per quanto riguarda le opportunità di carriera, il salario e le politiche di gestione.
Con la legge approvata oggi è prevista anche l’introduzione di una premialità, sotto forma di sgravi contributivi, nei confronti delle aziende che rispettano e diffondono buone pratiche in materia di pari opportunità. L’obiettivo è quello di incentivare l’investimento sulle donne e indirizzare il nostro sistema imprenditoriale e produttivo a superare il gap di genere che scontiamo.
Tra le altre novità, sono previsti anche nuovi strumenti per favorire la conciliazione tra tempi di vita e di lavoro.
L’Italia finalmente comincia davvero a invertire la rotta, alzando l’asticella dei diritti, non solo a vantaggio delle lavoratrici ma a beneficio dell’intera comunità e della nostra economia.
Il prossimo passo è assicurare al Paese una legge sul salario minimo.
In Italia ci sono 4,5 milioni di lavoratrici e lavoratori che guadagnano meno di 9 euro lordi all’ora.
La pandemia ha messo a nudo le disparità esistenti nel mondo del lavoro. E’ nostro compito fornire risposte adeguate e soluzioni a problemi che si trascinano da molto tempo.