Mettiamo fine ai tirocini curriculari gratuiti.
Spesso dietro a proposte di stage per i giovani studenti si annidano abusi e sfruttamento: ragazzi e ragazze che lavorano a tutti gli effetti senza alcuna retribuzione. Una pratica ampiamente accettata che quasi mai termina con un’assunzione.
Ma c’è una buona notizia. Alla Camera stiamo lavorando con il capogruppo in commissione Lavoro Niccolò Invidia e il capogruppo in commissione Cultura Manuel Tuzi per contrastare questo fenomeno e introdurre tutte le tutele del caso per le ragazze e i ragazzi che intraprendono questo percorso, rendendolo utile al tempo stesso anche per i datori di lavoro, i quali potranno così contare su persone adeguatamente formate, in possesso delle competenze richieste dal mercato del lavoro.
Con questa proposta chiediamo per i tirocinanti una retribuzione lorda minima di 500 euro al mese (e a questo fine prevediamo anche un Fondo ad hoc), un limite temporale alla durata dello stage pari a 6 mesi e il riconoscimento di questo periodo ai fini pensionistici. A chi non rispetterà queste regole verrà imposta una sanzione amministrativa da 1000 a 6000 euro.
Inoltre, vogliamo valorizzare il ruolo del tutor aziendale e sostenere il riconoscimento di 10 crediti formativi universitari che il tirocinante potrà eventualmente spendere e riscattare qualora decidesse di ottenere una nuova laurea.
Per far sì che la pandemia non penalizzi ulteriormente i tirocinanti, prevediamo la proroga dello status di neolaureato e neodiplomato e la possibilità di svolgere i tirocini in smart working.
Per gli studenti che abbiano svolto un tirocinio propedeutico alla stesura della tesi di laurea, chiediamo l’istituzione di un Fondo per premiare i migliori elaborati dell’anno con una borsa di studio per coprire le spese sostenute per un master universitario o per un tirocinio curriculare di massimo 6 mesi di importo pari a euro 500 al mese.
Diciamo basta a sacrifici ingiustificabili. Il tempo dei nostri ragazzi merita di essere valorizzato e tutelato.