Quella illustrata ieri possiamo già definirla la manovra dello scaricabarile.
– Agli enormi utili del settore bancario viene fatto il solletico, lo Stato chiede un anticipo di liquidità che poi dovrà essere gestito dal 2027 in poi. Quando, ovviamente, non sarà più in carica il Governo Meloni. È una sorta di prestito che le banche concedono all’esecutivo, alla faccia della lotta ai poteri forti e del “non sono ricattabile”.
– Il riallineamento delle accise sui carburanti? Viene scaricato sul Parlamento, che presumibilmente dovrà fare il lavoro sporco tramite i parlamentari della maggioranza.
– Il taglio lineare delle detrazioni? Viene scaricato sui cittadini tramite ulteriori balzelli. Se tagli miliardi di Euro a enti di ogni genere senza alcun raziocinio, è evidente che quei soldi si tradurranno in peggiori o più onerosi servizi. Per non parlare delle detrazioni che investono la sanità, capitolo sul quale attendiamo con ansia i testi.
– Per la cronaca, tagliare detrazioni e crediti d’imposta equivale ad aumentare le tasse, sono due modi di fare la stessa cosa, ovvero, mettere le mani nelle tasche dei cittadini.
– Sempre a proposito di sanità, la spesa rimane ferma al palo, come già era ampiamente annunciato dal Piano Strutturale di Bilancio. 6,2% del PIL nel 2023, 6,3% nel 2024, come nel 2025 secondo la traiettoria già delineata. La fondazione GIMBE ha già dichiarato che il Ministero della Salute è ormai un ministero senza portafoglio, su cui i soldi stanziati non bastano nemmeno a sostenere le riforme avviate, come il taglio delle liste d’attesa.
– Non viene ovviamente riformato il catasto, sulla casa persistono i tagli già inflitti: come quello sulle agevolazioni fiscali per l’acquisto della prima casa da parte di Under 36 o lo stop alla detrazione Iva al 50% per l’acquisto di case con classi energetiche superiori.
– Introducono il “fine lavoro mai”, altro che abolizione della Legge Fornero. Chiederanno di restare al lavoro con incentivi e senza contributi. Il taglio delle rivalutazioni c’è ancora, tranne per le minime come già avviene. I danni sono già stati fatti, questa sorta di patrimoniale rimane tristemente attiva.
– Le imprese? Scaricano i tagli sugli imprenditori confermando la rimozione dell’ACE e di Transizione 4.0, come se già non bastassero 18 mesi consecutivi di calo della produzione industriale. Anche l’ex MiSE diventa, di fatto, un ministero senza portafoglio, attivo solo per gli affari correnti.
– L’abbassamento delle aliquote, la flat tax e altro? Dipenderà da come andrà il concordato preventivo, dato che nessuno sa quanto e se avrà un gettito.
– Il taglio del cuneo diventa strutturale, non viene incrementato se non per la minima fascia che va dai 35mila ai 40mila Euro. In altre parole non ci saranno aumenti in busta paga per nessuno; ma si sa, non togliere soldi ai cittadini per questo Governo è una notizia.
– Infine, il bonus bebè? È una semplice partita di giro, dato che hanno innalzato l’IVA sui prodotti della prima infanzia.
Stefano Patuanelli