
Una bocciatura schiacciante per un disegno di legge voluto dal governo di Renato Schifani e che avrebbe di fatto aumentato le indennità dei presidenti delle aziende partecipate della Regione.
Grazie a un emendamento e al voto segreto chiesto dal Movimento 5 Stelle, la proposta ha ricevuto 39 voti contrari e appena 16 a favore, mandando di fatto in frantumi la maggioranza che svela al suo interno ben 18 franchi tiratori. Così il governo Schifani ha pagato l’ingordigia e presunzione che lo ha spinto a dare la priorità a un disegno di legge vergognoso in un momento tragico per la Sicilia, con la sanità allo sbando, la siccità nuovamente alle porte e il caro bollette che strangola i cittadini.
Con la scusa di attrarre manager capaci con il lauto compenso, a godere dell’aumento sarebbero stati i sostenitori e i trombati della politica perché spesso nelle partecipate della Regione Sicilia siede chi non è stato eletto o chi comunque è politicamente schierato con i partiti che governano.
Il disegno di legge fortemente sostenuto dall’assessore al bilancio di Schifani e approvato dalla commissione Bilancio dell’Ars, prevedeva all’articolo 1 la possibilità di un “compenso aggiuntivo”: questa è la chiave utilizzata dal governo per permettere l’aumento. In sostanza, ai presidenti delle partecipate sarebbe spettato un compenso aggiuntivo che di fatto avrebbe raddoppiato quello già stabilito. Come se non bastasse, era previsto un ulteriore “compenso individuale variabile, connesso al raggiungimento di obiettivi di rilevanza economico-finanziaria e gestionale”. Di fatto si concedeva ai presidenti delle partecipate persino di triplicare lo stipendio, un fatto inaccettabile visti i pessimi risultati raggiunti da questi personaggi e la condizione tragica vissuta dalle famiglie siciliane.