La Corte dei conti ha certificato quanto abbiamo potuto toccare con mano, dall’approvazione della (non)riforma sanitaria Moratti-Fontana, ad oggi. Le “Case della comunità” inaugurate in grande stile durante l’ultima campagna elettorale (2023), sono rimaste delle scatole vuote dove mancano medici, personale sanitario e servizi. Questo nonostante i fondi ottenuti da Giuseppe Conte con il PNRR che, alla prova dei fatti, il centrodestra non è nemmeno in grado di spendere.
I dati sono imbarazzanti per il governo regionale. Regione Lombardia avrebbe dovuto riorganizzare la medicina territoriale, attraverso la creazione di 187 Case di Comunità e 60 Ospedali di Comunità entro il 2026. Ad oggi, con accreditamento presso il Sistema Sanitario Regionale, risultano attive: 125 Case di Comunità e 20 Ospedali di Comunità. La differenza fra quanto promesso e quanto realizzato non rappresenta però l’aspetto più grave della vicenda. Infatti, l’analisi della Corte dei conti certifica: “una ridotta operatività per effetto della carenza di personale medico e di forti limitazioni sull’orario di apertura e sulla gamma di servizi previsti, oltre che per la contestuale sussistenza di cantieri per lavori di adeguamento. Infatti, 49 delle 125 Case di Comunità attive offrono servizio per meno di 12 ore al giorno e meno di 6 giorni a settimana (…)85 risultano sprovviste di medici di medicina generale e in 112 mancano i pediatri di libera scelta, un dato peggiore rispetto al precedente controllo di luglio 2023”.
Il fallimento delle politiche regionali per la sanità territoriale è sotto gli occhi di chiunque abbia necessità di accedere a un servizio: prenotare una visita specialistica, accedere ad un esame se non addirittura trovare un medico di base. Tutti aspetti che il Movimento Cinque Stelle denuncia da anni e che ho potuto toccare con mano visitando molte delle “Case della comunità” inaugurate, si fa per dire, da Regione Lombardia.
Il prossimo mese, il Consiglio regionale si troverà a dover votare una manovra di bilancio lacrime e sangue, all’interno della quale già vengono annunciati tagli lineari sui servizi per i cittadini. Meloni è passata dai mille euro con un click, ad imporre l’austerity anche sui bilanci regionali. Alla faccia della tanto sbandierata autonomia, Regione Lombardia dovrà versare nelle casse dello Stato un contributo triplo rispetto a quanto versato nel 2023. Se a questo sommiamo le risorse, circa 330 milioni, che Regione dovrà restituire allo Stato per l’errato calcolo dei LEA e gli interessi sui mutui da applicare alle somme destinate agli investimenti, ai lombardi toccherà pagare un conto salatissimo
Il tutto mentre pochi giorni fa Bankitalia ha certificato che, con il centrodestra al governo, la Lombardia non è più la locomotiva d’Italia. In questo scenario, preoccupa che l’unica reazione del Presidente Fontana sia quella di negare la realtà.
Nicola Di Marco – Capogruppo Movimento Cinque Stelle Lombardia