Il realismo della pace contro la follia della guerra

Il presidente ucraino Zelensky dichiara di non avere la forza militare per riconquistare Donbass e Crimea e che l’unica soluzione al conflitto è il negoziato. Anche questa volta, come già accaduto nell’aprile del 2022 quando un accordo era a portata di mano, gli sponsor occidentali di questa fallimentare guerra per procura contro la Russia non vogliono sentir parlare di pace e continuano a mandare armi. Così pure Meloni che, con il sostegno bipartisan del Partito trasversale della guerra, si appresta a prorogare per un altro anno l’invio di armi a Kiev.

Pur di non ammettere che il Movimento 5 Stelle aveva ragione a dire che la via negoziale era l’unica percorribile, e che farlo subito sarebbe stato molto meglio per l’Ucraina (che avrebbe perso meno territori e non avrebbe sacrificato altre decine di migliaia di vite) e per l’Europa (che non avrebbe subito i gravissimi contraccolpi economici dalla guerra), sui giornaloni italiani gli stessi prestigiosi commentatori che prevedevano il tracollo economico e la sconfitta militare della Russia, lanciano contro di noi l’assurda critica preventiva di ‘realismo’ (come se fosse un insulto!) per giustificare una sempre più forsennata corsa al riarmo dell’Europa contro la minaccia russa, dimenticando che parliamo di una potenza nucleare.

Noi continuiamo a pensare che sia più realistico, sicuro e vantaggioso per l’Ucraina e per l’Europa un negoziato non solo sul conflitto russo-ucraino ma su una nuova era di distensione tra Russia ed Europa, come quella aperta nel 1975 con la Conferenza di Helsinki, alla quale l’Italia partecipò con Aldo Moro che sulla questione aveva le idee molto chiare: «L’Europa Unita darà al mondo una voce nuova ed ascoltata; ci farà protagonisti di uno sviluppo di equilibrio e di pace; offrirà, oltretutto, la garanzia che il grande negoziato distensivo, che non cessiamo di auspicare, non si compia senza di noi e perciò contro di noi».

Questa è l’Europa che noi vogliamo, non quella bellicista di Ursula sostenuta dal Partito trasversale della guerra, incapace del coraggio e della lungimiranza che serve per costruire la pace.