Lunedì 26 giugno, alla Camera, il Movimento 5 Stelle è intervenuto in massa per dare battaglia contro il decreto Lavoro, un provvedimento figlio della furia ideologica di questa Destra che di sociale non ha nulla.
Questo è piuttosto un decreto “Precariato” e “Sfruttamento” propagandisticamente varato il 1° maggio, trasformando anche la Festa del lavoro in un’occasione di divisione e non di unione.
Con tale decreto viene smantellato il Reddito di cittadinanza, con il risultato che l’Italia diventerà il primo Paese europeo privo di una misura universale di contrasto alla povertà.
Secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), con il nuovo strumento pensato da Meloni & Co. circa la metà delle famiglie che percepiscono il Rdc saranno tagliate fuori, ritrovandosi dunque prive di una rete di protezione sociale proprio mentre lo Svimez stima 700mila nuovi poveri nel 2023 a causa dell’inflazione.
Ma la suddetta furia ideologica con cui è stato pensato il DL ha portato alla cancellazione di un’altra misura fortemente voluta dal M5S, quel decreto Dignità con cui, prima della pandemia, i contratti a tempo indeterminato sono aumentati di 600mila unità.
Con questo provvedimento, viene addirittura autorizzata la contrattazione one-to-one fra datore di lavoro e lavoratore, con conseguenze facilmente prevedibili.
A ciò si unisce un altro fatto, estremamente grave: in commissione Lavoro a Montecitorio, il dibattito sul decreto è stato saltato a piè pari. Non si è discusso né votato un solo emendamento presentato dalle opposizioni. Siamo in un monocameralismo di fatto. Per questo, ieri i nostri deputati Davide Aiello, Enrico Cappelletti, Alessandro Caramiello, Ida Carmina, Antonio Caso, Susanna Cherchi, Valentina D’Orso, Patty L’Abbate, Giorgio Lovecchio, Anna Laura Orrico, Andrea Quartini, Angela Raffa, Marianna Ricciardi, Daniela Torto e Riccardo Tucci hanno preso la parola durante le 7 ore di dibattito portando all’attenzione dell’Aula le storie di quei cittadini che con questo provvedimento vedranno ulteriormente peggiorare la loro condizione.
E sempre a proposito di democrazia calpestata: sempre ieri, 7 nostri deputati (Gaetano Amato, Valentina Barzotti, Leonardo Donno, Antonino Iaria, Dario Carotenuto, Emma Pavanelli ed Elisa Scutellà) non hanno potuto partecipare al dibattito, e oggi non potranno votare contro il decreto, perché gli è stata inflitta una sanzione durissima e senza precedenti solo per aver protestato pacificamente contro un emendamento della maggioranza che vorrebbe sovvertire l’esito delle elezioni del 25 settembre 2022. Una norma con cui FdI, Lega e Forza Italia intendono modificare i criteri di valutazione delle schede, facendo entrare in Parlamento Andrea Gentile, rampollo di una potente famiglia politica calabrese, che ha perso sonoramente contro la nostra Anna Laura Orrico.
A pagare il prezzo di tali atteggiamenti saranno, ancora una volta, le persone più fragili e i lavoratori precari: la nostra battaglia per garantire loro più diritti e tutele non si ferma qui.