Giorgia Meloni è sotto scacco. Non per il fantomatico “complotto delle toghe rosse” di cui si lamenta, né per l’atto dovuto della Procura di Roma che lei sfrutta per alimentare il solito vittimismo.
Il vero scandalo è un altro: il suo governo ha liberato un criminale responsabile di torture e stupri su minori, lo ha fatto espatriare con un volo di Stato e ora cerca disperatamente di coprire l’accaduto con versioni sempre più contraddittorie.
Da quando il caso Almasri è esploso, il governo ha cambiato narrazione tre volte nel giro di una settimana:
- La teoria del complotto: Inizialmente, si è parlato di un presunto complotto della Corte Penale Internazionale contro l’Italia, come se il problema fosse la giustizia internazionale e non la decisione del governo di rimandare un criminale in Libia.
- La versione Piantedosi: Il ministro dell’Interno ha poi spiegato che Almasri è stato espulso perché “persona pericolosa”, senza però spiegare perché non sia stato consegnato alla CPI, che lo stava cercando proprio per i suoi crimini.
- L’ultima difesa di Meloni: Infine, la Presidente del Consiglio ha provato a scaricare la responsabilità sulla Corte d’Appello di Roma, come se il suo governo non avesse avuto alcun ruolo nella liberazione e nell’espulsione di un uomo ricercato per crimini contro l’umanità.
Tre versioni completamente incompatibili tra loro. Tre tentativi disperati di difendere l’indifendibile.
Mentre il governo fugge dall’informativa alla Camera, restano tre domande a cui nessuno ha ancora risposto:
Perché il ministro Nordio non ha trasmesso gli atti della Corte Penale Internazionale?
Una volta scarcerato, perché non è stato chiesto un nuovo stato di arresto?
Perché invece di consegnarlo alla CPI è stato rimandato in Libia con un volo di Stato?
Domande chiare, precise, politicamente rilevanti. Ma da Palazzo Chigi nessuna risposta. Abbiamo un governo che scappa e si rifugia nei soliti alibi.
Di fronte a uno scandalo internazionale senza precedenti, Meloni non può fare altro che rintanarsi nelle solite teorie complottiste. Quando è in difficoltà, il governo tira fuori sempre lo stesso copione: le toghe rosse. Peggio che ai tempi di Berlusconi!
La realtà è una sola: un criminale è stato liberato e spedito in Libia con un volo pagato dagli italiani. E Giorgia Meloni, ancora una volta, spudoratamente, ha mentito al Paese.