Siamo stati la prima forza politica ad accendere i riflettori sul rischio che l’aumento del prezzo delle materie prime si ripercuotesse sui conti delle famiglie e delle imprese. E i primi a mettere sul tavolo proposte concrete e attuabili da subito per scongiurare il cosiddetto “caro bollette” in una fase così delicata, in cui il Paese lotta per rialzarsi dopo il dramma della pandemia.
Giuseppe Conte lo ha detto immediatamente: dobbiamo eliminare dalla bolletta tutte quelle voci diverse dai consumi effettivi che fanno parti uguali tra disuguali ed è giusto che vengano spostate sulla fiscalità generale in un’ottica di progressività.
Dobbiamo far fronte a un fenomeno che ha tra le sue ragioni principali la forte dipendenza dei sistemi energetici europei dalle fonti energetiche fossili, gas innanzitutto. Lo ha riconosciuto anche il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans, chiarendo che puntare sulle energie rinnovabili aiuta a ridurre questa dipendenza e quindi a liberare le dinamiche del prezzo dal “ricatto” delle fonti più inquinanti.
Ci siamo mossi allora partendo da questi presupposti e individuando diverse linee d’intervento. Una è quella che ci auguriamo emergerà dal prossimo Consiglio dei ministri: uno stanziamento immediato di risorse per limitare il più possibile i rincari già nella bolletta del prossimo mese. Una misura necessaria ma non sufficiente, perché questa dinamica di aumento dei prezzi – ci confermano gli esperti – durerà almeno fino al 2022-2023. Allora vanno adottate – e anche in questo caso in tempi brevi – misure di carattere strutturale, che affrontino il problema sul medio e lungo periodo a tutela degli utenti domestici e aziendali, continuando a tempo stesso a garantire il sostegno necessario allo sviluppo delle ecoenergie, centrali per la transizione ecologica e per la crescita economica sostenibile e inclusiva che serve al Paese.
Puntare sulle fonti pulite contribuirà a ridurre il costo dell’energia per cittadini e imprese, democratizzandone l’accesso anche grazie a pratiche virtuose come quella delle comunità energetiche, che il MoVimento 5 Stelle ha introdotto nel nostro ordinamento addirittura anticipando il recepimento di una direttiva europea in materia.
Allo stesso modo, con una politica industriale di sostengo al passaggio all’elettrico del settore automobilistico si potrà ridimensionare il problema, giustamente oggi molto sentito, del rincaro dei costi della benzina.
Per questo con la nostra mozione in discussione alla Camera e con quella che porteremo in Senato proponiamo di utilizzare il maggior gettito derivante dalla vendita all’asta delle quote di CO2 per calmierare i prezzi delle bollette. Chiediamo al governo di intervenire sugli oneri di sistema, vale a dire i costi extra consumo che servono tra l’altro a finanziare lo sviluppo delle ecoenergie, affinché siano razionalizzati e non gravino più sulle bollette. Possiamo poi ridurre l’IVA, attualmente applicata al totale del costo finale del servizio, incluse le accise, e adeguare l’importo dei bonus sociali evitando un aggravio dei costi sui clienti finali. Proponiamo infine di istituire un fondo specificamente dedicato a garantire le sostenibilità del sistema elettrico.
La direzione per noi è chiara: tutelare famiglie e imprese dagli aumenti contenendo al contempo le emissioni di CO2 e costruendo una nuova fase della nostra economia, insieme alle imprese e ai lavoratori. Perché come abbiamo già dimostrato con altre importanti misure, come il Superbonus 110%, per noi la transizione ecologica è un cambiamento che porta benefici diffusi ai cittadini, nuove opportunità per le imprese e posti di lavoro, all’insegna della sostenibilità e senza escludere nessuno.