Autonomia differenziata e sanità: un progetto diabolico

di Andrea Quartini, coordinatore Comitato salute e inclusione sociale

La parola diavolo deriva dal greco diaballo, che significa separare.

Diàbolos: colui che separa, che divide, che inganna, che lacera; inganno che ha come effetto la separazione, l’inimicizia fra gli uomini.

La sanità rappresenta in modo emblematico i rischi che il Paese corre con questo scellerato provvedimento, in quanto proprio in ambito sanitario abbiamo potuto constatare gli effetti della devolution con il regionalismo differenziato che ha generato disuguaglianze inaccettabili per i cittadini, discriminati in base alla regione di residenza, senza le stesse garanzie per chi nasce in zone diverse del Paese.

Gli esempi sono diversi:

  • aspettativa di vita (minore al Sud);
  • tassi di mortalità evitabile (maggiori al Sud);
  • speranza di vita in buona salute (20 anni tra i due estremi);
  • mortalità infantile (doppia al Sud);
  • mortalità materna al parto (maggiore al Sud):
  • viaggi della speranza e migrazione sanitaria (che sta rendendo le regioni del Sud clienti delle regioni del Nord, i cittadini del Sud clienti delle strutture sanitarie private del Nord);
  • enorme divario tra i servizi sociali.

Viene sacrificato un diritto della persona costituzionalmente tutelato, quello alla Salute, che è l’unico che la nostra Carta definisce ‘fondamentale’ e che rappresenta la più grande conquista sociale che ha contribuito allo stesso assetto democratico del Paese.

Con questo regionalismo potenziato il diritto alla Salute UNO e INDIVISIBILE verrà violato in modo intollerabile e vergognoso.

Di fatto, senza stanziare fondi per garantire i LEPS, i livelli essenziali delle prestazioni sociali, si sancisce la subordinazione dei diritti alle risorse, quando la giurisprudenza costituzionale ci dice chiaramente che “è la garanzia dei diritti incomprimibili a incidere sul bilancio, e non l’equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione” (sentenza n. 275/2016).

Non solo: non si prevedono clausole di supremazia per lo Stato nazionale, fondamentali per esempio in caso di pandemia, dalla quale questa maggioranza dimostra di non avete imparato nulla, definanziando ulteriormente il Servizio sanitario nazionale). Le Regioni avranno mano libera su tickets e tariffe, sui fondi integrativi, con il rischio di ritornare alle vecchie mutue (e questo vale anche per i cittadini del Nord) e di creare una concorrenza selvaggia su acquisizione delle risorse umane e dumping salariale.

Del resto, l’atteggiamento di questa destra sulla sanità non può sorprenderci più di tanto, perché il comparto rappresenta oltre il 70% dei bilanci regionali.

In pratica, si tratta del bancomat dei partiti nelle Regioni e si presta a un utilizzo clientelare delle regioni, degli appalti, dei concorsi pubblici. Tutto a fini di consenso elettorale.

Noi continueremo a batterci per la sanità pubblica, perché gli italiani non vengano suddivisi in cittadini di Serie A e Serie B sulla base della loro provenienza, perché la Salute non sia trasformata da diritto costituzionale a bene di lusso.

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