Nelle ultime 48 ore ho assistito a un attacco scriteriato nei confronti del Presidente Giuseppe Conte per la modesta entità della dichiarazione dei suoi redditi del 2022.
Tra le varie bufale lette in giro c’è anche quella della presunta morosità rispetto agli obblighi previsti dal Movimento 5 Stelle. Nulla di più falso: ad oggi, 29 dicembre 2023, il Presidente Conte risulta perfettamente in regola.
Forse in tante redazioni giornalistiche si è troppo solerti – se non frettolosi – nel sentenziare e poco attenti e pazienti nello studio, tra le altre cose, del regolamento che disciplina il trattamento economico degli eletti e della norma sulla trasparenza dei contributi versati ai partiti e ai movimenti politici (legge 3/2019).
Altrimenti avrebbero appreso che non esiste alcuna morosità imputabile al 2022, semplicemente perché il regolamento di riferimento è entrato in vigore soltanto nella primavera 2023, periodo nel quale il Presidente ha versato il dovuto.
Avrebbero anche appreso che le quote mensili vanno saldate entro il 10 del mese seguente e che le somme già versate nel mese di dicembre 2023 ancora non sono consultabili nella sezione trasparenza, lo saranno soltanto il mese successivo così come lo prevedono le norme contenute nella “legge spazzacorrotti”. Avrebbero appreso che analogamente i contributi pari o inferiori a 500 euro – anche in tal caso già correttamente versati – andranno resi pubblici entro il mese di marzo dell’anno solare successivo (marzo 2024) . Per i più scettici potrei persino mostrare le prove dei versamenti ancora non visibili negli elenchi pubblici estrapolando le contabili dai conti correnti.
Ad ogni modo, proprio perché il MoVimento 5 Stelle non ha nulla da nascondere, stiamo lavorando per rendere più facilmente intellegibile le situazioni contributive degli eletti, così da scongiurare ricostruzioni fantasiose.
Tornando alle accuse infamanti di questi giorni. Conte si sarebbe macchiato di quanto segue:
- in seguito alle dimissioni da Presidente del Consiglio – incarico svolto decurtandosi l’indennità prevista – anziché riprendere la docenza universitaria ha deciso di dedicarsi a tempo pieno al Movimento 5 Stelle;
- si è autosospeso dall’ordine degli avvocati di Roma astenendosi da qualsiasi attività professionale per scongiurare qualsiasi potenziale conflitto di interessi;
- ha rifiutato categoricamente ogni forma di retribuzione o indennità da parte dell’associazione – di cui, da Tesoriere, sono testimone diretto.
Qualche anno fa uno dei motti-simbolo del Movimento era “l’onestà andrà di moda”. Eravamo troppo ottimisti.
Mai avremmo pensato a una stampa per cui l’onestà e lo spirito di servizio diventano oggetto di ricostruzioni creative e sospettose insinuazioni al limite della diffamazione – mentre abbondano gli “onorevoli” che trascurano l’attività parlamentare a vantaggio delle proprie attività private.
Mai avremmo pensato che servire il Paese e l’interesse collettivo fosse un’attività sospetta, di cui ci si dovesse vergognare.
Grazie ad alcune redazioni giornalistiche sempre attente all’azione del Movimento 5 Stelle ho avuto l’occasione di spiegare con dovizia di particolari come stanno le cose per Conte e il Movimento.
Di contro, ora mi aspetto un doveroso approfondimento su come il Movimento impieghi le somme restituite dagli eletti, un unicum nazionale nel suo genere – magari partendo dal milione di euro di recente approvazione da parte dell’assemblea degli iscritti per la sua destinazione alle popolazioni alluvionate in Emilia Romagna.
Claudio Cominardi
Tesoriere del Movimento 5 Stelle