A Foggia, San Severo, nell’intera provincia dauna, esplodono le bombe della mafia. Sono bombe che vogliono terrorizzare, piegare i cittadini e gli operatori economici alle volontà dei clan, al pizzo. Lo Stato, però, specie in questi ultimi quattro anni, ha dimostrato di esserci e lo ha fatto con centinaia di operazioni antimafia e di arresti, interdittive, sequestri, scioglimenti di consigli comunali infiltrati dalla criminalità, rinforzi di forze dell’ordine, costituzione del Reparto Prevenzione Crimine e del reparto Carabinieri Cacciatori di Puglia. Ma questa provincia è anche voglia di riscatto, voglia di liberarsi dal giogo mafioso, desiderio di sentire quel «fresco profumo di libertà» di cui parlava il giudice Paolo Borsellino. Il M5S, sabato scorso, è stato a Foggia, San Severo e Cerignola con una folta delegazione, capeggiata dalla sottosegretaria alla giustizia Anna Macina e composta dai parlamentari del territorio e da quelli delle Commissioni Antimafia e Giustizia.
Abbiamo incontrato i cittadini, i rappresentati istituzionali locali, i sindaci, le associazioni di antimafia sociale, i magistrati che lavorano sul campo perché vogliamo dar voce alla voglia di cambiamento e di libertà. La questione Foggia è una priorità dell’agenda politica del Movimento 5 Stelle ma non da oggi, con le bombe che esplodono quasi ogni giorno ma, ad esempio, dal 2018, quando il nostro portavoce in Senato Marco Pellegrini, depositò il disegno di legge per istituire a Foggia le sezioni distaccate della Corte d’appello, della Direzione Distrettuale Antimafia e del Tribunale per i minorenni. O, ancora, sin dal 2016, quando iniziò la nostra battaglia, solitaria ma poi vinta, per portare in città una sezione operativa della Direzione Investigativa Antimafia, poi istituita nel febbraio del 2020, grazie al governo Conte II. Ma perché è importante avere più presidi giudiziari e la DDA in loco? Perché il territorio foggiano è il terzo più esteso d’Italia, perché è flagellato da una mafia feroce, primitiva, aggressiva, perché le caratteristiche orografiche del territorio rendono difficile e faticoso raggiungere da Bari alcune zone, come il Gargano dove operano clan feroci, perché è importante far lavorare i magistrati e la polizia giudiziaria al meglio delle loro possibilità, senza costringerli a lunghe e continue trasferte da Bari a Foggia o nelle impervie zone del promontorio garganico. Avere magistrati antimafia direttamente sul posto non è solo un “segnale” di ulteriore presenza dello Stato ma costituirebbe una forte accelerazione delle indagini e delle operazioni di contrasto ai sodalizi criminali. E nelle more dell’approvazione del nostro disegno di legge, a settembre scorso la nostra deputata Carla Giuliano ha proposto al Ministero di Giustizia di trasferire fisicamente a Foggia il pool di magistrati della DDA di Bari che si occupano esclusivamente delle indagini su Foggia. Su questo aspetto si è messa subito al lavoro la nostra Anna Macina. Questo territorio per noi è una priorità da sempre, sin da quando, ad esempio, ottenemmo all’inizio del 2020 la creazione di un Comitato in seno alla Commissione Antimafia che studiasse e approfondisse le problematiche delle mafie pugliesi, e foggiane in particolare.
Sabato scorso, come detto, siamo stati sul campo, anche per ascoltare chi è in prima linea per trasformare gli input in decisioni operative affinché chi sta combattendo abbia tutti gli strumenti necessari. Abbiamo ascoltato anche associazioni, cooperative e cittadini. La situazione è molto grave e non ci sono altri termini per descriverla. Questi territori si dividono tra una bellezza assoluta, operosità degli imprenditori e il timore verso una mafia violenta che, con ferocia, colpisce chi lavora. Una mafia che vuole derubare i cittadini dei loro guadagni, dei loro sacrifici, della loro dignità di donne e uomini liberi ma non vincerà e basta guardare agli esempi che vengono dalla Sicilia, dalla Calabria, dalla Campania, da alcuni territori che sono stati capaci di opporsi, con successo, alle mafie. Il Movimento, in questi anni, ha sentito le proprie parole d’ordine diventare bene comune delle altre forze politiche: lo Stato deve essere presente con tutte le proprie articolazioni, in uno sforzo straordinario, vista la situazione di «emergenza nazionale», come più volte ha ricordato il Procuratore Nazionale Antimafia.
Lunedì è stata inaugurata l’associazione antiracket intitolate ai fratelli Luciani, due vittime innocenti di mafia. Ora, però, i cittadini, gli operatori economici, devono fare la loro parte. Non devono più voltare la faccia, far finta di niente per comprensibili paure, ma devono denunciare chi chiede il pizzo, chi minaccia, chi tenta di rubarci la vita. Lo Stato, tutti noi cittadini, saremo dalla loro parte. Il M5S continuerà ad esserci, a non minimizzare i problemi, a non accontentarsi di pannicelli caldi, a lottare per un riscatto di un intero territorio, per la vittoria delle persone perbene sulla criminalità organizzata. Foggia è alla ribalta nazionale per le bombe ed è una ferita mortale che le mafie stanno facendo a una intera provincia. Noi vogliamo, invece, che torni agli onori della cronaca per le tante eccellenze enogastronomiche e produttive, per il paesaggio che toglie il fiato, per la cultura millenaria, per i nostri luoghi sacri alla cristianità. La mafia vuole uccidere il nostro presente e il nostro futuro ma non ci riuscirà. Ora chiediamo a tutti i partiti – oltre alle parole e alla solidarietà, che apprezziamo – che lavorino con noi concretamente e che concorrano ad approvare tutte le misure che consentiranno di avere più forze dell’ordine e la DDA sul territorio. Se non ora, quando?