
Meloni e Crosetto continuano a prendere in giro gli italiani dicendo che gli investimenti in armamenti non sottraggono risorse a sanità, scuole, asili, welfare. Negano l’evidenza per giustificare scelte di politica economica che privilegiano il riarmo ai servizi essenziali per i cittadini. Come se non fosse una scelta di politica economica di governo quella di stanziare i soldi dei contribuenti per una spesa invece che per un’altra. Ecco qualche esempio concreto che dà la misura di quali servizi vengono sacrificati in nome di un riarmo che questo governo ha già avviato a pieno ritmo.
Meloni e Crosetto hanno ordinato una cinquantina (49 per la precisione) di nuovi aerei da guerra, tra F-35 e Typhoon, per un costo complessivo di 14,5 miliardi: ognuno costerà quasi 300 milioni di euro, più del costo (266 milioni) del costo del nuovo avveniristico Policlinico di Milano da 900 posti. Immaginiamo come cambierebbe la vita e la salute degli italiani con oltre cinquanta di questi mega-ospedali sparsi nel Paese, uno in ogni capoluogo italiano di oltre centomila abitanti.
Meloni e Crosetto hanno ordinato oltre 270 nuovi carri armati Panther per un costo complessivo di 8,3 miliardi: con la stessa cifra lo Stato potrebbe coprire le spese di 4 milioni di famiglie italiane per l’assistenza di anziani non autosufficienti. Ognuno di questi nuovi cingolati costerà 30 milioni di euro: gli stessi soldi con cui il Comune di Bologna costruirà quattro nuove scuole per circa 1.400 alunni o con cui il Comune di Castel Volturno costruirà la nuova cittadella scolastica per 1.800 alunni. Con un solo carro armato!
Meloni e Crosetto hanno ordinato altre due fregate lanciamissili Fremm (oltre alle dieci già acquistate) e altri due sottomarini U-212 (oltre ai sei già operativi) per 3,2 miliardi di euro: la stessa cifra che il governo ha tagliato in manovra alle opere pubbliche dei Comuni con gravi ricadute sull’edilizia scolastica e sanitaria e non solo. Contando anche gli altri programmi di riarmo della Marina (tra bombe e missili per aerei ed elicotteri, droni navali e altre unità navali di supporto) superiamo i 4,6 miliardi, pari al taglio in manovra al fondo automotive a favore del fondo armi – secondo una logica perversa che oggi emerge alla luce del folle piano di conversione bellica del settore.
Non paghi di questi investimenti con cui hanno già ipotecato per i prossimi anni decine di miliardi dei contribuenti a favore dei produttori di armi, Meloni e Crosetto ora ricorrono a nuove bugie (la minaccia dell’invasione russa o la falsa promessa di ricadute occupazionali) per convincere una popolazione italiana impoverita e giustamente perplessa dell’urgenza di aumentare di almeno 30 miliardi le spese miliari. Con questa cifra si potrebbero portare a mille euro tutte le pensioni minime, o coprire la penisola di ospedali, scuole e asili, o avere un welfare da fare invidia ai Paesi scandinavi.
La priorità di questo governo non è migliorare la vita degli italiani, ma il riarmo. Per noi è vero l’opposto. Non siamo certo contrari a investire nella difesa del nostro Paese, se questo vuol dire ammodernare mezzi e strumenti con una fisiologica crescita degli stanziamenti, privilegiano investimenti in nuove tecnologie in grado di garantire la sicurezza nazionale contro le nuove minacce cyber e ibride a cui il nostro Paese è estremamente vulnerabile. Cosa ben diversa dai mega-programmi di riarmo avviati da Meloni e Crosetto e dagli ulteriori piani di riarmo straordinario che sottrarranno risorse spropositate alle urgenze di vita dei cittadini.
Contro questa follia riarmista scenderemo in piazza il 5 aprile!