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Mentre il governo Meloni taglia i fondi ordinari alle università pubbliche marchigiane di oltre il 3%, il presidente della Regione Marche si Acquaroli affretta ad autorizzare i corsi di medicina di una Università privata telematica, la Link University, il cui Presidente del Consiglio di Amministrazione risulta aver finanziato la Lega per 100 mila euro, secondo quanto affermato in un articolo di Sergio Rizzo pubblicato dall’Espresso il 29 novembre 2023.
E così la Giunta regionale marchigiana si adegua e attua la politica della Lega e di tutta la destra italiana di svuotamento e definanziamento dei servizi pubblici e la contemporanea apertura a servizi privati a pagamento, nell’istruzione come nella sanità. Il tutto, ovviamente, ignorando la contrarietà e proteste dei rettori delle Università, dei professori, degli studenti e dei sindacati.
Occorre anche ricordare che la missione 4 del PNRR, quella dedicata all’istruzione e alla ricerca, in cui sono stati stanziati ben 30 miliardi, poneva tra gli obiettivi principali il rafforzamento del diritto allo studio e il supporto degli istituti pubblici, fondamentali in un Paese come il nostro che ha sempre investito pochissimo in questo settore.
Ma, a quanto pare, questa Giunta regionale ha altri obiettivi, che non sono certo quelli di tutelare le Università pubbliche, bensì quello di agevolare le Università private, così come sta avvenendo con l’ingresso della Link Campus University nelle Marche, fortemente voluto dai due parlamentari Carloni e Castelli, senza la dovuta trasparenza e condivisione.
Se questi sono gli obiettivi, allora occorre dire che non possiamo permetterci di disgregare il sistema universitario regionale, già fortemente compromesso dai tagli finanziari e che invece andrebbe sempre sostenuto e rafforzato, a maggior ragione quando sono gli stessi rettori dei quattro atenei marchigiani a chiedere di essere coinvolti per stabilire strategie e coordinamento sulle offerte formative regionali.
Ritengo che l’amministrazione regionale si debba fare carico di quanto viene chiesto dai rettori e che debba affrontare la questione non con l’obiettivo di prendere voti e consensi per la prossima campagna elettorale regionale, ma per sostenere e tutelare il diritto allo studio guardando al futuro del sistema universitario marchigiano coinvolgendo debitamente i più illustri protagonisti in una cabina di regia che utilizzi tutto il tempo necessario per fare le debite valutazioni.
Il taglio dei finanziamenti alle università e alla ricerca non sono state solo scelte miopi del governo, ma un atto di irresponsabilità politica. Aprire le porte alle università private vuol dire indebolire le offerte formative pubbliche.
Il M5S ha sempre sostenuto il diritto allo studio, la scuola e le università pubbliche: il diritto allo studio deve essere garantito a tutti altrimenti si trasforma in un privilegio per pochi che si possono permettere di pagare i costi delle Università private.
Le scelte politiche che ormai stiamo vedendo sia a livello nazionale che regionale sembrano invece dettare ben altra linea: un Paese e una regione in cui si potrà studiare solo se si è ricchi. Una regione che abbandona i giovani e li costringe a emigrare, ignora il valore del capitale umano, strizza l’occhio a scuole e università private.
Noi non vogliamo arrenderci a questa visione distruttiva e continueremo a lottare affinché si investa in istruzione e ricerca pubblica. A tal proposito ricordo che il 23 ottobre ho presentato una mozione, non ancora discussa, per chiedere il ripristino del Fondo di finanziamento ordinario per le Università.
Certo è che con le continue ingerenze di parlamentari nelle politiche regionali, come avvenuto anche per la spinosa questione del dimensionamento scolastico, il presidente Acquaroli ne esce indebolito e insicuro e le Marche con un problema in più da affrontare.