L’Emilia-Romagna in prima linea nel sostegno alla cultura della legalità e della cittadinanza responsabile

Di Elena Mazzoni, Assessora all’Agenda digitale, Legalità, Contrasto alle povertà della Regione Emilia-Romagna

Nessun territorio può considerarsi immune dall’illegalità, ne è esempio il processo Aemilia, che ha rappresentato una profonda ferita per tutti gli emiliano-romagnoli, rivelando l’esistenza di una “‘ndrangheta autonoma e radicata” sul nostro territorio.

In risposta a questa sfida, in qualità di Assessora all’Agenda digitale, Legalità, Contrasto alle povertà, sto intensificando l’impegno della Regione Emilia-Romagna nella promozione della legalità, articolando la sua azione in vari piani: in primis la prevenzione, attraverso il coinvolgimento di migliaia di studenti e giovani, la formazione per i dipendenti pubblici e gli amministratori e la vasta rete di Osservatori locali e i centri comunali. Inoltre, la Regione ha intrapreso un’azione concreta di riparazione dei danni causati dalla presenza mafiosa, avviando 42 progetti di recupero sociale in 34 beni confiscati assegnati ai Comuni, trasformati in luoghi di alto valore sociale, formativo e ambientale. 

Fondamentali, inoltre, i protocolli di collaborazione con le istituzioni dello Stato, la Magistratura, le Forze dell’ordine, come il Protocollo d’intesa per la prevenzione dell’infiltrazione mafiosa negli appalti pubblici e il Protocollo d’intesa a tutela dell’economia legale e dei distretti industriali – primo e unico in Italia – sottoscritto da 46 firmatari complessivi e promosso dal Comando regionale della Guardia di Finanza d’intesa con la Regione Emilia-Romagna per contrastare l’abusivismo commerciale, i tentativi di infiltrazione criminale e il lavoro nero.

Infine, reputo cruciale ricordare una figura come Ambrosoli, e ringrazio dall’Osservatorio Permanente Legalità dell’Università di Parma che ha organizzato l’evento L’altissimo senso del dovere: l’eredità di Giorgio Ambrosoli. La figura di Ambrosoli, che ha dovuto subire minacce e che, purtroppo, non ha ricevuto dallo Stato il supporto e la protezione di cui avrebbe avuto bisogno, ci ricorda quanto sia importante prenderci cura di chi si impegna in prima linea per la legalità e la giustizia.  Oggi, con la consapevolezza acquisita, abbiamo il dovere di fare di più per i servitori dello Stato, garantendo che chi opera con onestà e coraggio per il bene comune possa sentirsi protetto e supportato.

È nostro compito garantire che chi combatte per il bene comune possa farlo con la consapevolezza di avere al fianco una comunità che li supporta e li protegge, affinché possa continuare a servire lo Stato con la stessa determinazione che Ambrosoli ci ha insegnato.