I dati della Fondazione Gimbe hanno messo a nudo l’impatto reale delle scelte di questo Governo sulla sanità pubblica: l’incremento reale dei fondi destinati al settore per il 2025 sarà di soli 1,3 miliardi di euro, ben lontano dai 3,5 miliardi annunciati. Questo divario costringerà le Regioni a fare i conti con tagli a servizi essenziali o ad aumentare le tasse, colpendo duramente i cittadini e mettendo a rischio la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale.
Dal 2008 al 2018, il fondo sanitario nazionale ha subito tagli per 37 miliardi di euro. Durante la pandemia, il governo Conte II aveva invertito questa rotta, destinando 12 miliardi aggiuntivi al settore. Tuttavia, l’attuale Governo sembra aver dimenticato questa lezione, riducendo nuovamente i fondi e dimostrando una predilezione per i settori privati.
Invece, ci sarebbe assoluta necessità di un investimento strutturale per ridurre le liste d’attesa e garantire un servizio adeguato per i cittadini, obiettivi che richiedono l’assunzione di personale e una riforma territoriale, anziché incentivi alla sanità privata.
La pavida Giorgia Meloni ha rinunciato alla tassa sugli extraprofitti bancari: questa manovra privilegia i grandi istituti finanziari a scapito della sanità pubblica.
Manifesteremo insieme a medici e infermieri il prossimo 20 novembre per opporci a questa legge di bilancio lacrime e sangue e difendere una sanità accessibile a tutti.