In Trentino una strage di orsi e il ministro dell’Ambiente non fa nulla

Di Sergio Costa, coordinatore comitato Pianeta 2050 e vicepresidente della Camera dei Deputati

Ieri in tarda serata, 29 luglio 2024, il presidente Fugatti ha firmato l’ordinanza di abbattimento, noncurante della recente sentenza del Tar che ne sospendeva l’abbattimento, e oggi l’orsa Kj1 è stata uccisa. La sua colpa? Essere stata mamma di due cuccioli e aver agito per proteggerli. Ormai basta una passeggiata nei boschi vicino a un centro abitato, in una montagna sempre più affollata, a far emettere sentenze di morte.

Tutto questo è assurdo, crudele e inconcepibile.

Il ministro Pichetto Fratin dovrebbe ricordare di essere anche il ministro dell’ambiente e quindi dovrebbe affrontare la questione veramente con consapevolezza: la provincia di Trento non riesce a gestire la ricchezza di cui è portatrice, quella stessa biodiversità che attrae i turisti, gli orsi che espone nei vessilli.

Oggi è morta mamma orsa, ma tutti gli orsi trentini sono in pericolo ormai.

Fugatti e la provincia autonoma di Trento agiscono fregandosene delle norme nazionali e internazionali che disciplinano la tutela della fauna selvatica e della biodiversità. Gli orsi del Trentino appartengono esclusivamente al Patrimonio indisponibile dello Stato e sono soggetti a uno speciale regime di tutela, come ribadito dal TAR e confermato dalla Corte Costituzionale.

Lo Stato – e quindi il Ministero dell’Ambiente – hanno un ruolo fondamentale per individuare la soluzione più corretta, frutto del necessario bilanciamento delle diverse esigenze in campo.

In tutti i Paesi del mondo, laddove c’è una coesistenza tra animale e uomo, la politica mette in atto soluzioni di prevenzione che possano gestire al meglio questa coesistenza. Le soluzioni ci sarebbero e io stesso, durante il periodo in cui fui Ministro dell’Ambiente, feci una serie di proposte per supportare e finanziare un piano di convivenza tra grandi carnivori e esseri umani, al fine di sopperire alle lacune della gestione della Provincia autonoma di Trento.

Tutte le proposte che feci erano finanziate dal Ministero dell’Ambiente, senza nessun aggravio sulle casse della Provincia. Fugatti le rifiutò tutte.

Per maggiore chiarezza riepiloghiamo di seguito per punti tutto quello che come ministro dell’ambiente proposi e che potrebbe ancora essere valido:

– Monitorare la popolazione di grandi mammiferi (mai fatto finora);

–  Applicare radiocollari con sistema satellitare agli orsi (non con il GPS che nelle valli trentine non funziona bene), così da conoscere costantemente dove è collocato ogni esemplare;

– Cartelli ammonitori e di informazione lungo i sentieri trentini e opuscoli nei bar, ristoranti e hotel del territorio;

-Divieto di condurre cani senza guinzaglio lungo i sentieri;

– Utilizzo di contenitori per rifiuti ermetici e anti orsi, così da evitare che gli orsi si avvicinino ai centri abitati alla ricerca di facile cibo (metodo già brillantemente utilizzato in altri grandi parchi).

– Implementare il controllo da parte della Forestale con il contribuito economico del ministero dell’Ambiente alle spese straordinarie.

Fugatti disse no. L’unica cosa che voleva era il potere di abbattere gli orsi a suo piacimento.

Altro fatto importante: al fine di diluire il numero degli orsi del Trentino, venne chiesto ai governatori delle regioni limitrofe (tutti della Lega) di accogliere alcuni esemplari nei propri territori. La risposta, come si può facilmente immaginare, fu negativa da parte di tutti loro.

Un bravo amministratore – e un bravo ministro – dovrebbe gestire la convivenza uomo-animale, esercitare la buona politica del territorio, mettere in atto quelle azioni necessarie a mettere in sicurezza i suoi cittadini e tutti gli abitanti della propria regione (umani e non).

Chi non fa nulla non è senza responsabilità, anzi.