L’Italia è tra i pochi Paesi europei a non avere un salario minimo legale, insieme a Svezia, Finlandia, Danimarca e Austria. Per tale motivo, alla vigilia del 1° maggio, Festa dei Lavoratori, abbiamo depositato in Cassazione una proposta di legge di iniziativa popolare per introdurre un salario minimo di 9 euro lordi l’ora e valorizzare la contrattazione collettiva “sana”, tracciando un confine chiaro tra lavoro e sfruttamento.
Potete firmare di persona oppure online, collegandovi al sito https://firme.salariominimosubito.it.
Sentiamo spesso dire dai detrattori che l’Italia non ha bisogno di un salario minimo stabilito per legge perché, come nel caso dei Paesi scandinavi, i contratti collettivi hanno un’alta copertura dei rapporti di lavoro. Gli stessi detrattori dimenticano però di dire che fra il 1990 e il 2020, mentre da noi si registrava un calo del salario medio annuale del 2,9% (unico Paese in Europa), la Svezia segnava un aumento del 63%, la Danimarca del 38,7%, la Finlandia del 31,8% e l’Austria del 24,9%.
Malgrado negli ultimi anni in Italia vi sia stato un aumento esponenziale dei contratti collettivi, infatti, le condizioni di lavoro e i salari non sono migliorati. Anzi. Questo non solo perché circa 4,6 milioni di lavoratori hanno il contratto scaduto, ma anche e soprattutto perché sono dilagati i contratti “pirata”, cioè quelli firmati da sigle di comodo che alimentano la concorrenza sleale.
Tutto ciò ha un impatto negativo tanto sul presente quanto sul futuro delle nostre lavoratrici e dei nostri lavoratori: secondo il Censis, a causa dei bassi salari che percepiscono oggi, 5,7 milioni di giovani precari e working poor rischiano di avere nel 2050 pensioni sotto la soglia di povertà. Nel 2023, quando, per colpa del Governo Meloni, in Italia il numero di poveri assoluti ha toccato il record storico (5,7 milioni di persone) l’8,2% dei lavoratori dipendenti era in condizione di totale indigenza. Ancora: quattro giovani su dieci guadagnano meno di 9 euro l’ora.
Per l’Istat, un salario minimo a 9 euro l’ora farebbe aumentare gli stipendi di 3,6 milioni di lavoratori, soprattutto giovani e donne. Negli ultimi dodici mesi, i Paesi europei che già hanno adottato tale misura hanno visto crescere gli stipendi anche a due cifre, surclassando il rialzo dell’inflazione. In Italia è avvenuto l’esatto contrario: l’inflazione è aumentata a una velocità doppia rispetto ai salari.
Il Movimento 5 Stelle si batte da oltre dieci anni per il salario minimo legale. Quando lo scorso anno siamo finalmente riusciti a convincere anche le altre forze di opposizione (ad eccezione di Italia viva) presentando una pdl unitaria, in Parlamento la maggioranza formata da FdI, Lega e Forza Italia l’ha affossata trasformandola in una delega in bianco al Governo.
Ora la nostra battaglia continua nelle piazze e online: venite a firmare e facciamo sentire la nostra voce a Giorgia Meloni e al suo Governo!