La lunga marcia delle donne per la propria affermazione viene da lontano.
La conquista del diritto di voto e di rappresentanza è stata la chiave di volta per tutte le battaglie di uguaglianza delle donne. Un percorso culturale e giuridico durato almeno un secolo, che ha scardinato una preclusione millenaria fortemente discriminante: la fortezza dei luoghi decisionali non era più appannaggio dei soli uomini, e la Costituzione italiana del 1948 diventa custode dell’uguaglianza.
Da qui, sono arrivati poi il divorzio, la parità morale e giuridica tra marito e moglie, l’accesso all’aborto legale e sicuro, alla pianificazione di una maternità consapevole attraverso la contraccezione, il riconoscimento della violenza di genere e del femminicidio come fenomeni strutturali da contrastare, e tutte le altre conquiste nel mondo lavorativo e professionale. Dove resta però tuttora una disparità di trattamento, non solo economico, ancora da colmare.
Nella nostra Carta Costituzionale sono contenuti principi cardine importantissimi, molti dei quali sono dovuti proprio alla serrata battaglia che le 21 Madri costituenti condussero. Tra questi, cruciale è l’art. 3: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese». Ma anche l’art. 29: «Il matrimonio è ordinato sulla eguaglianza morale e giuridica dei coniugi»; l’art. 37, dove si dice che «la donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore»; e l’art. 51: «tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge».
Le donne sono state promotrici di alcune delle più grandi riforme che hanno migliorato la vita di tutti noi: dall’istituzione della sanità pubblica, alla scrittura dell’art. 11 della Costituzione, quello con cui l’Italia, coraggiosamente, ripudia la guerra, passando dal riconoscimento di tutti i figli comunque nati, al divieto di licenziamento delle lavoratrici che contraevano matrimonio, e ancora decine di altre importanti riforme.
Purtroppo molti dei principi e delle disposizioni del nostro dettato costituzionale sono ancora oggi disapplicati. In Italia soltanto 1 donna su 2 lavora. Siamo il fanalino di coda in Europa, e ciò indebolisce pesantemente la nostra economia. L’occupazione femminile va riportata al centro dell’agenda politica nazionale ed europea, anche per risollevare la natalità, perché l’indipendenza e la sicurezza economica sono prerequisiti essenziali per scegliere di diventare madre oggi. Non è vero che se le donne non lavorano fanno più figli, anzi, è vero il contrario.
Conciliare la vita privata e familiare con quella lavorativa non è affatto facile, ma per contribuire alla costruzione di una società davvero paritaria e inclusiva, non possiamo pensare di procedere sulla strada dei diritti sociali, civili e umani senza adottare una prospettiva di genere.
Secondo il Global Gender Gap Report 2023, la parità tra uomini e donne sarà raggiunta tra 131 anni. Il divario maggiore si registra proprio nella partecipazione diretta delle donne in politica: secondo le attuali proiezioni, serviranno ancora 162 anni per raggiungerla.
A tutte e tutti deve essere consentito di partecipare alla vita sociale ed economica del Paese, ma è di fondamentale importanza che le donne partecipino in prima persona anche a quella politica: non è accettabile che le donne rappresentino una percentuale ancora molto bassa tra gli eletti nei parlamenti nazionali e nei consigli di amministrazione delle aziende.
Il M5S sta organizzando una grande iniziativa per dar voce a tutte le donne e raccogliere proposte concrete per superare i divari di genere e abbattere gli ostacoli ancora esistenti.
Per la prima volta il M5S sottopone a tutti i propri iscritti e iscritte un sondaggio, completamente anonimo, per comprendere il livello di consapevolezza rispetto a questo divario ancora esistente e agli ostacoli che lo determinano, limitando la piena partecipazione delle donne alla vita politica e una loro equa rappresentazione nei ruoli decisionali.
La maggior parte dei quesiti del sondaggio è tratta da indagini effettivamente condotte dall’ISTAT su questi temi. Alcune domande sono molto personali, altre sembreranno una provocazione, tutte però sono state ponderate proprio per sondare la percezione delle discriminazioni e l’eventuale persistenza degli stereotipi di genere che ingabbiano ancora tutte le donne, ma anche gli uomini.
I risultati del sondaggio saranno la base da cui partire per un grande evento in presenza, il cui obiettivo principale sarà proprio favorire e incentivare la partecipazione delle donne in politica. L’evento sarà l’occasione per creare uno spazio di confronto articolato in diversi tavoli di lavoro tematici, ai quali le iscritte del M5S saranno chiamate a partecipare per avanzare proposte di azioni concrete e strategie politiche di cui far tesoro.
Lo spirito che ha animato le donne nel corso della loro lunga marcia verso l’uguaglianza ha portato a un profondo cambiamento sociale, culturale e giuridico che ha migliorato la vita di tutti. È con quello stesso spirito che oggi, in occasione della Giornata Internazionale delle Donne, invitiamo tutte le donne, quelle giovanissime e quelle che già hanno maturato un proprio percorso, a mettersi al timone della propria vita e guidare il cambiamento.