DI KYLA MANDEL
Questa settimana, per convincervi a partecipare ad #AlberiperIlFuturo, vi proponiamo questo articolo pubblicato originariamente in lingua inglese su nationalgeographic.com
Ambientalisti, politici e aziende insistono per un rapido potenziamento dei progetti di riforestazione con lo scopo di raggiungere gli obiettivi climatici.
Il rimboschimento è rapidamente diventato una soluzione apparentemente semplice per l’assorbimento delle emissioni di carbonio.
Piace a tutti: ambientalisti, politici e aziende insistono per un rapido potenziamento dei progetti di riforestazione con lo scopo di raggiungere gli obiettivi climatici.
Un incremento progressivo
La pressione per il ripristino e la protezione delle foreste ha raggiunto livelli molto alti. Nell’agosto del 2021, più di una ventina di amministrazioni locali, aziende e organizzazioni no-profit negli Stati Uniti hanno aderito all’iniziativa del Forum economico mondiale, volta a piantare globalmente mille miliardi di alberi entro il 2030. Nell’Ottobre 2021, l’allora presidente Donald Trump ha firmato un decreto impegnando gli Stati Uniti per lo stesso obiettivo, e l’iniziativa è stata poi portata avanti dall’amministrazione Biden. Intanto, anche l’Italia ha perseguito lo stesso fine: a dicembre 2022 ha raggiunto il proprio target annuale piantando circa 1 milione e 650 mila alberi, in linea con quanto previsto dai 35 progetti ammessi al finanziamento del PNRR sulla riforestazione urbana.
Al di là degli obiettivi locali, la piantagione può dare un contributo agli obiettivi climatici nazionali. Il settore della gestione del suolo – che include tutto, dal rimboschimento e l’impedimento della deforestazione all’aumento della quantità di carbonio immagazzinato nel terreno – ha rappresentato una piccola parte dell’impegno degli Stati Uniti dell’era Obama per ridurre le emissioni antropiche fino al 28%, ai sensi dell’Accordo di Parigi. Secondo una stima, se tutti i 26 milioni di ettari identificati nello studio fossero riforestati, ciò provocherebbe una riduzione del 7,5% delle emissioni necessarie per rispettare gli impegni presi dalla nazione nell’accordo.
Tuttavia, spesso l’indice di riforestazione non riesce a compensare nemmeno la parte di territorio distrutta da incendi devastanti, come quelli avvenuti in America occidentale nel secondo decennio del ventesimo secolo. Inoltre, il cambiamento climatico intensificherà ulteriormente gli incendi boschivi, il che comporterà un ulteriore passo indietro.
“Ci stiamo rendendo conto del crescente ritardo accumulato nel ripristino di aree che ancora non sono state rimboschite”, afferma l’esperta in ecologia dei semi Olga Kildisheva, project manager presso The Nature Conservancy.
Piantare più alberi per compensare le emissioni di CO2 aumenterà ulteriormente la richiesta di semenzali. La buona notizia, afferma Fargione, è che solo un terzo dei vivai pubblici e privati esaminati operano a pieno regime, il che significa che c’è ampio margine di incremento.
La produzione di germogli raggiunse i livelli massimi più di tre decenni fa. Verso la fine degli anni ’80, negli Stati Uniti venivano prodotti ogni anno più di 2,6 miliardi di semenzali. Dopo che la recessione del 2008 ha costretto alla chiusura molti vivai del Paese, la produzione è scesa a meno di 1 miliardo. “Immaginate cosa possa significare perdere il 75% della capacità produttiva”, afferma Dan Rider, amministratore aggiunto del Maryland Forest Service, in merito all’impatto che la recessione e altri fattori hanno avuto sul vivaio forestale statale di John S. Ayton. “E la nostra storia non è un caso isolato”.
Per aumentare gradualmente la produzione saranno necessari molti sforzi: così dice Eric Sprague, vicepresidente del settore riforestazione presso American Forests, organizzazione per la conservazione che ha contribuito a condurre lo studio e la campagna che mira a piantare “1 trilione di alberi” nel mondo. Ma così facendo, aggiunge, “daremo un grosso contributo” alla corsa per raggiungere gli obiettivi di riforestazione.
“Non si tratta solo di ampliare e incrementare ciò che abbiamo”, afferma Sprague, “ma di creare ulteriori vivai, necessari per raggiungere l’obiettivo”.
Se tutti i vivai, sia pubblici che privati, operassero al massimo della capacità produttiva, potrebbero essere realizzati 400 milioni di semenzali in più ogni anno. I ricercatori prevedono anche che, se la maggior parte aumentasse il livello di produzione, sarebbe possibile ottenere 1,1 miliardi di germogli all’anno in più. Se a tutto questo si aggiungono gli 1,3 miliardi di germogli che mediamente sono in coltivazione, la produzione arriva ai tre miliardi annuali minimi raccomandati.
Alzare il livello
Il potenziamento della produzione di semenzali e la loro piantumazione significa aumentare il supporto e l’investimento nell’intero processo. C’è stata una “carenza cronica di investimenti” in manodopera specializzata, infrastrutture e formazione. “Le problematiche legate alla forza lavoro”, afferma Sprague, “sono il principale ostacolo all’espansione del settore”.
Gli incaricati alla raccolta devono avere molte competenze, dal saper prevedere i tempi del rilascio dei semi di certe specie – quindi dell’accesso alla raccolta – a sapere come pulirli senza alterarne le caratteristiche. Gli addetti ai lavori devono essere formati su come testare la qualità dei semi e conservarli in modo che rimangano vitali per anni. “Si tratta di un prodotto deperibile che deve essere gestito con cura”, afferma il coautore dello studio Greg Edge, ecologista forestale presso la Divisione selvicoltura del Wisconsin Department of Natural Resources. Tuttavia, il numero di persone specializzate in questo tipo di attività continua a scarseggiare.
I vivai basano la propria attività su poche unità di personale stabile; per il resto sono lavoratori stagionali che aiutano nei processi di semina, raccolta, cernita e imballaggio. C’è anche la difficoltà di riuscire ad attirare lavoratori, causata dall’ubicazione remota di molti vivai che si aggiunge alla competizione con altri impieghi nel settore agricolo. Lo studio ha constatato che anche le politiche che regolano l’immigrazione impattano sul numero di lavoratori disponibili.
Non c’è solo il problema della carenza di semi e di manodopera, ma anche quello delle infrastrutture obsolete: così afferma Charles Eckman, orticoltore presso il vivaio federale J.W. Toumey Nursery, nel Michigan. E se potenziare le serre o crearne altre può essere una buona soluzione per incrementare la capacità produttiva e coltivare i semenzali più velocemente rispetto al terreno aperto, aggiunge, questo deve essere però pianificato con anni di anticipo rispetto a quando è necessario avere i germogli.
L’onere economico da investire nei vivai può essere un grande rischio. “Stiamo cercando di prevedere l’evoluzione del mercato”, afferma Rider in Maryland. “Nel settore vivaistico devi investire tutti i fondi per la preparazione del sito, il fertilizzante e tutto quanto necessita il terreno…E per due anni non si ha nessun guadagno”.
È necessaria la pianificazione
Gli esperti concordano che una campagna di riforestazione con finanziamenti stabili a lungo termine, federali o privati, potrebbe garantire ai vivai la sicurezza di cui hanno bisogno per incrementare la produzione.
Lo studio di Frontier si basa sull’ipotesi che piantare alberi sia il metodo più efficace per raggiungere gli obiettivi di riforestazione, afferma Karen Holl, professoressa di scienze ambientali presso l’Università della California, a Santa Cruz, che non è stata coinvolta nello studio. Proteggere le foreste esistenti, così come favorire la rigenerazione naturale, sono attività che non dovrebbero essere messe in secondo piano.
E anche una campagna di rimboschimento potrebbe essere invalidata da un “focalizzarsi sul numero di alberi piantati piuttosto che su quanti di questi sopravvivono”, si avverte nello studio. È necessario sviluppare linee guida su quali tipologie di semi sono più adatte in determinati ambienti, specialmente in considerazione degli effetti del cambiamento climatico che modifica le condizioni ambientali ideali per le diverse specie di piante.
“Non si tratta solo di piantare alberi. È indispensabile farlo con cognizione di causa e nel modo giusto; non si può semplicemente credere di tornare dopo 100 anni e trovare una foresta”, afferma Edge. È necessaria una grande quantità di denaro, lavoro e pazienza per trasformare un seme in un virgulto. “Non vogliamo sprecare tempo a piantare nel terreno un germoglio che poi morirà”.
Questo significa piantare (molti) alberi con l’aspettativa che cattureranno e immagazzineranno l’anidride carbonica, aiutando così a contenere l’aumento della temperatura globale al di sotto della soglia di 2 gradi Celsius (3,6 gradi Fahrenheit) oltre i livelli pre-industriali, come stabilito dall’Accordo di Parigi.
Ma secondo uno studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Forests and Global Change non vengono coltivate abbastanza piantine per stare al passo con questi obiettivi. La pubblicazione rivela che per far sì che le azioni di riforestazione contribuiscano a fronteggiare il cambiamento climatico, i vivai degli Stati Uniti dovranno aumentare la loro produzione almeno fino a tre miliardi di piantine all’anno.
Questo deve accadere “il prima possibile”, afferma l’autore principale dello studio, Joe Fargione, direttore scientifico per il Nord America dell’organizzazione The Nature Conservancy. “Per piantare un albero devi prima aver fatto crescere la piantina. E per far crescere la piantina in vivaio devi avere il seme”.
Con l’obiettivo di capire meglio come incrementare i livelli di produzione nazionale di alberi, Fargione e più di una decina di altri ricercatori hanno condotto un’indagine su 181 vivai e silvicoltori federali, statali e privati, che rappresentano almeno la metà di tutta la produzione di semenzali degli Stati Uniti.
I risultati di Febbraio 2021 mostravano che i vivai nazionali producevano circa 1,3 miliardi di piante all’anno, per la maggior parte dedicati alla sostituzione degli alberi tagliati dalle aziende di legname o distrutti negli incendi. Per ampliare le foreste degli Stati Uniti di ulteriori 26 milioni di ettari (identificati dallo studio come pronti per la riforestazione e lo stoccaggio del carbonio) servirebbero 1,7 miliardi di semenzali in più all’anno. E questo fa salire il totale di produzione necessaria dei vivai a tre miliardi all’anno, con un incremento del 130%.
Secondo le stime dello studio, intensificare così tanto la produzione di plantule e assicurarsi che vivano abbastanza a lungo per catturare sufficienti emissioni di CO2 costa dieci miliardi di dollari (oltre 8,4 miliardi di euro). Richiede la formazione di operatori specializzati nella raccolta di semi e l’investimento in nuove infrastrutture, oltre che il potenziamento del monitoraggio a lungo termine per assicurare che le foreste sopravvivano a parassiti, malattie, siccità e incendi. Tutte minacce in aumento a causa del cambiamento climatico.
In conclusione se vuoi combattere il cambiamento climatico:
Il 25 e il 26 novembre partecipa con noi ad Alberi per il Futuro!
Chiedi subito l’autorizzazione al tuo Comune
La prima cosa da fare per poter organizzare la piantumazione è richiedere l’autorizzazione all’Assessorato all’Ambiente/Ufficio Ambiente del tuo Comune (se l’area su cui si intende piantare gli alberi è privata basterà il consenso del proprietario).
È fondamentale ricevere l’autorizzazione a procedere dal Comune, l’indicazione delle aree destinate alla forestazione urbana e accordarsi per le successive indispensabili annaffiature. Infatti, per la buona riuscita dell’iniziativa e quindi per far sì che gli alberelli crescano, le annaffiature sono fondamentali specialmente durante i periodi meno piovosi, altrimenti gli alberi piantati moriranno.
Per ricevere supporto, contatta i tuoi portavoce locali o il tuo referente territoriale che si metteranno direttamente in contatto con all’assessore all’Ambiente del tuo Comune.
Partecipa e supporta la campagna #AlberiPerIlFuturo
Scarica e personalizza il pacchetto grafico per social e per la stampa dei volantini/locandine direttamente dal sito www.alberiperilfuturo.it e segui le istruzioni per diffondere al meglio il tuo evento di #AlberiPerIlFuturo!