E’ una vera e propria tempesta giudiziaria quella che si è abbattuta sul Comune di Pescara, amministrato dalla coalizione di centrodestra. Arresti della Guardia di Finanza nell’ambito di un’indagine della Procura su un giro di tangenti, corruzione e droga all’interno di una vicenda di appalti truccati. Nell’inchiesta delle Fiamme Gialle, come riportano le principali agenzie di stampa, a finire in manette sono stati il dirigente del Settore “Lavori Pubblici” del Comune di Pescara, scelto dal Sindaco di Forza Italia; un imprenditore edile, in stretti rapporti con il dirigente, e due pusher. Un avviso di garanzia è stato emesso anche nei confronti del Presidente del Consiglio Regionale abruzzese per finanziamento illecito politico elettorale.
Uno scenario che si aggrava di giorno in giorno e rappresenta un quadro allarmante nell’ambito dei reati contro la Pubblica Amministrazione. Eppure il Sindaco e la sua Giunta, si sono difesi prima con un laconico, “non ne sapevamo nulla” e poi hanno tentato di focalizzare l’attenzione esclusivamente sui reati legati all’uso di stupefacenti, invitando i dipendenti del Comune a sottoporsi volontariamente a un test antidroga. Secondo il Movimento 5 Stelle, che dal Comune alla Regione, ha chiesto fermamente le dimissioni del Sindaco e della sua Giunta, la proposta del test antidroga è un vergognoso tentativo di spostare l’attenzione dal vero occhio del ciclone che ha coinvolto il Comune di Pescara: un dirigente di fiducia del Sindaco, da lui scelto, è stato arrestato con accuse gravi di corruzione e favoritismi verso gli imprenditori “amici”, anche sull’utilizzo dei fondi del PNRR. I danni al territorio sono enormi. Se si pensa poi che lo stesso centrodestra, che oggi propone i test antidroga in Comune, alzò le barricate in Regione quando in passato la stessa proposta la fece Domenico Pettinari, Vicepresidente del Consiglio regionale d’Abruzzo, in quota Movimento 5 Stelle, si evidenza ancora di più come quella del sindaco sia l’operazione spot di un Primo cittadino politicamente disperato che vede i muri del palazzo di città crollargli addosso a meno di un anno dalle elezioni.
Quella di Pescara non è la prima inchiesta che coinvolge la politica locale abruzzese. Da mesi, infatti, lo stesso Pettinari, sta chiedendo alla Regione Abruzzo di affrontare la questione delle “grandi inchieste abruzzesi” anche all’interno della sede istituzionale, presentando una richiesta formale di Consiglio regionale straordinario sul tema. Ma l’iniziativa è stata bloccata e sostenuta solo dai portavoce del MoVimento 5 Stelle e da altri due di minoranza, mentre altri esponenti dell’opposizione e, ovviamente, la maggioranza di centrodestra, non hanno voluto sottoscriverla, affossando l’iter burocratico previsto dal regolamento di Regione Abruzzo per la richiesta.
Nonostante il grande lavoro della Guardia di Finanza e della Procura della Repubblica, infatti, i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle sono fermamente convinti che anche la politica debba fare la propria parte nella lotta alla corruzione, offrendo tutti gli strumenti normativi agli organi inquirenti e dando per prima il buon esempio all’insegna della legalità e del rispetto per la giustizia, e i fatti di Pescara non fanno che confermare questa necessità.