Oggi abbiamo approvato in commissione Giustizia la riforma dell’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario che ora deve superare il voto dell’Aula. Intanto possiamo ben dire che il MoVimento ha dato prova di unità e determinazione. All’inizio, dopo la sentenza della Consulta che chiedeva un intervento normativo per consentire anche ai mafiosi non collaboranti di accedere ai benefici penitenziari, siamo stati i primi, tempestivamente e con decisione, ad alzare un muro contro il rischio che venisse smantellato uno strumento fondamentale di contrasto alle mafie. I reati ostativi sono stati introdotti nell’ordinamento a causa della nostra specifica e tragica esperienza con il fenomeno delle mafie: non si poteva accettare di azzerarne la funzione.
Perciò abbiamo lavorato proprio per salvaguardare le finalità nate dall’esperienza e dal sacrificio di innumerevoli grandi italiani servitori dello Stato. Sono convinto che abbiamo raggiunto l’obiettivo, trascinando dalla nostra parte tutti gli altri. Il testo approvato, infatti, pur prevedendo in astratto la possibilità che i benefici penitenziari possano essere concessi anche a mafiosi non pentiti, prevede tuttavia una serie di condizioni rigide e puntuali per accedervi. In sostanza il condannato per mafia che non collabora con lo Stato, per poter avere accesso ai benefici penitenziari, deve dimostrare di non avere più alcun legame, attuale o potenziale, con sodalizi criminali, di non essere quindi più un pericolo per la società. Il MoVimento è stato determinato e determinante in questa battaglia a difesa dei principi della legislazione antimafia, siamo stati un ostacolo invalicabile per chi già brindava alla fine dei reati ostativi.
Sono certo che l’Aula affronterà con la stessa responsabilità mostrata dalla Commissione l’esame del provvedimento per una sua rapida approvazione: abbiamo poco tempo per rispettare i termini dettati dalla Consulta.
Mario Perantoni, presidente della commissione Giustizia e relatore del provvedimento