di Fabrizio Trentacoste
Il Piano decennale “Farm to Fork” è lo strumento con il quale l’Italia e l’Unione europea diventano modello di un sistema produttivo più sostenibile, in grado di produrre cibo sano e di qualità per i consumatori europei, garantendo un adeguato guadagno e una maggiore competitività ai produttori.
Questo Piano mira a conseguire gli obiettivi della sostenibilità e del contrasto ai cambiamenti climatici fissati nel Green Deal. È stato detto che “La strategia Farm to Fork segna l’inizio di un percorso importante per il futuro dell’agricoltura europea, che non può prescindere dal protagonismo degli agricoltori e da azioni concrete a sostegno della transizione”. Questa affermazione la sottoscriviamo in pieno.
Nella mozione presentata dai senatori della Commissione Agricoltura del Senato esprimiamo la condivisione che giunge dall’Europa di rendere il sistema agroalimentare più ecocompatibile. Un’evoluzione che deve andare di pari passo con la necessità di riconoscere e valorizzare i comportamenti virtuosi, guardando sempre all’obiettivo imprescindibile della sostenibilità economica delle imprese, senza la quale non è possibile raggiungere quella ambientale e sociale.
Il percorso segnato dalla Strategia Farm to Fork dovrà essere incluso anche nelle scelte strategiche del Piano nazionale della futura Pac, prevedendo azioni e incentivi concreti alle aziende impegnate nell’obiettivo di un sistema produttivo ancora più sano, equo e rispettoso dell’ambiente. L’obiettivo che dobbiamo centrare è quello di dimezzare, entro il 2030, il quantitativo di pesticidi chimici, che costituiscono una delle principali cause di contaminazione dell’aria, del suolo e dell’acqua, con un impatto negativo sulla biodiversità, sul clima e sulla salute umana. L’agricoltura biologica, dunque, è una pratica che deve essere ulteriormente sviluppata affinché il 25% del totale dei terreni agricoli sia dedicato al bio, entro il 2030.
Al fine di aumentare la quota di terreni coltivati secondo pratiche biologiche, è necessario un ulteriore sviluppo lungo tutte le fasi della catena di approvvigionamento e predisporre adeguati incentivi economici per incoraggiare la produzione locale e i canali di distribuzione brevi.
Altri obiettivi del Farm to Fork puntano a migliorare l’informazione ai consumatori attraverso un nuovo sistema di etichettatura europeo degli alimenti. Si tratta di un altro elemento positivo e, proprio per questo, destano preoccupazione gli ostacoli posti rispetto al modello italiano, il “NutrInform Battery”. Un modello che colloca le proprietà nutrizionali di un prodotto in un quadro complessivo di fabbisogno giornaliero, promuovendo in questo modo cibi sani come quelli della dieta mediterranea, rispetto a quelli sintetici o processati industrialmente.
Occorre, quindi, che il governo italiano ponga in essere ogni sforzo affinché l’Unione europea si doti di un sistema equo e imparziale, che conferisca giudizi scientifici e oggettivi, rispetto ai valori nutrizionali degli alimenti e che tuteli la salute, senza penalizzare le filiere produttive.
Allo stesso modo, serve il massimo impegno per rimuovere qualsiasi forma di discriminazione compiuta ai danni delle eccellenze agroalimentari italiane, evitando penalizzazioni nell’assegnazione dei fondi europei per la promozione di alimenti. In sostanza, deve essere adeguatamente tenuta in considerazione l’alta qualità nutrizionale e l’attenzione verso la sostenibilità ambientale e la biodiversità che le produzioni italiane garantiscono attraverso il delicato connubio tra antica tradizione e innovazione tecnologica.
Il Made in Italy deve essere tutelato e valorizzato e di questo l’Europa deve tenere conto. Una tutela che manca nel modello di etichettatura dei prodotti previsto nel “Nutriscore”, il sistema a semaforo, che noi riteniamo assolutamente scriteriato. Il Nutriscore, promosso dalla Francia, rischia addirittura di boicottare alimenti sani, dei simboli del nostro Paese, che generano un indotto enorme. Penso ad esempio all’olio extravergine d’oliva, al Parmigiano o al prosciutto. Tutto ciò avrebbe un impatto disastroso sul nostro settore agroalimentare e dunque dobbiamo assolutamente evitare l’avanzata del Nutriscore.
Non è più possibile procrastinare la diffusione di un metodo produttivo ecocompatibile e in linea con l’approccio agroecologico. Oggi è il giorno nel quale l’Italia deve far valere i propri diritti e riacquisire il ruolo guida che le compete nel settore agroalimentare, a garanzia della salute dei cittadini e della stabilità economica di migliaia di imprese.