Quella delle morti sul lavoro è un’emergenza che richiede misure concrete, se non drastiche. Le medie sono spaventose: tre persone al giorno muiono sul loro posto di lavoro e oltre duemila subiscono infortuni gravi o meno gravi. Una carneficina.
La politica ha spesso prodotto tante parole e pochi fatti. Il MoVimento 5 Stelle da anni si batte perché il tema sia messo in cima all’agenda politica. Al Senato, grazie anche al nostro impulso, è nata una commissione monocamerale d’inchiesta sulla questione: un passo avanti importante, non c’è dubbio, che ha consentito di avviare un’azione di monitoraggio più accurata e capillare, dalla quale è emerso subito un quadro sconcertante.
Ma non basta. Servono interventi normativi immediati. In presenza di violazioni che mettono a rischio l’incolumità e la vita dei lavoratori, è giusto potenziare gli strumenti che sospendano l’attività imprenditoriale. A breve potrebbe essere incardinata nelle commissioni congiunte Giustizia e Lavoro al Senato la nostra proposta di legge sull’istituzione di una Procura nazionale del lavoro. Organo che avrà la finalità di meglio coordinare tutti gli organi di prevenzione e controllo, di garantire indagini più rapide e incisive laddove accadono incidenti e, infine, di rivedere tutto il sistema della vigilanza, oggi eccessivamente frammentato e, quindi, poco efficace.
Non solo. Come MoVimento 5 Stelle stiamo facendo pressione sul governo perché adotti in favore delle aziende virtuose misure premianti e di incentivo ad investire nella sicurezza dei loro dipendenti. Lo strumento migliore sarebbe una patente a punti per esercitare l’attività e ottenere aiuti economici, anche per attivare percorsi di formazione e informazione. In nome del profitto, troppe realtà in Italia sono al di sotto dei requisiti minimi di sicurezza. E quei dati tremendi sulle morti sono la triste conseguenza: è giunto il momento di agire.